ROMA – Audi sì, ma con cinque cerchi, insomma olimpica, un cerchio a crescere. I cinesi ora mettono sul mercato i loro “shanzai”, le copie di auto di lusso.
Dalle borse ai jeans i cinesi hanno inondato i mercati mondiali di prodotti falsi. In alcuni casi anche di ottima ma qualità ma comunque copiati. Sui mercati in questione però non si può trovare tutto quello che si può trovare in Cina dove, ad esempio, si può comprare a 3mila euro un’Audi A6 nuova fiammante. Con cinque cerchi nello stemma invece dei classici quattro e con una velocità massima di 25/26 chilometri orari, ma questi sono accorgimenti che servono a metterla in strada con il benestare della locale motorizzazione.
“Questi prodotti in Cina si chiamano ‘shanzhai’, ovvero copie a buon mercato di quelli che in Cina potremmo definire beni di lusso e che a volte per alcune specifiche caratteristiche, superano anche i modelli – racconta Cecilia Attanasio Ghezzi su La Stampa -. Il mondo dello shanzhai segue una serie di semplici regole: non disegnare da zero ma costruire sulla base del prodotto migliore in circolazione; innovare il processo di produzione in funzione della velocità e del risparmio; condividere quante più informazioni possibile per facilitare gli altri ad apportare valore al processo e non costruire se non esiste ancora un acquirente. Sono regole che favoriscono la produzione dal basso e non riconoscono il valore di mercato della proprietà intellettuale”.
Non ne riconoscono il valore anche perché, ad onor del vero, a differenza di borse e beni griffati copiati in tutto e per tutto, gli shanzhai copiano dell’originale la ‘veste’, in questo caso la forma dell’auto in questione. Ma dietro l’apparenza e sotto il cofano tutto cambia. Quelle che si vedono circolare nelle piccole città e nelle aree rurali della Cina sono infatti modelli identici alle auto di lusso, ma completamente elettriche in modo da poter scavalcare i controlli. Motore e propulsione diversa quindi, ma diversa anche tutta la meccanica e l’impiantistica.
Differenze a parte però il fenomeno, che tale sta diventando come racconta anche il locale Yangtze Evening News, interessa e risveglia l’attenzione delle grandi case automobilistiche. Perché per quanto la crescita stia rallentando e le esportazioni diminuiscano; e nonostante il governo, che sta finalmente prendendo misure serie contro l’inquinamento e il traffico, rilasci sempre meno licenze; e anche se a fine 2016 finiranno gli incentivi per l’acquisto delle auto a basso consumo e chi ne beneficerà saranno le aziende locali (compresi i fake a basso costo): le previsioni di vendita di auto in Cina per il 2017 sono di 25 milioni di autovetture. Un boccone decisamente appetibile. Le marche più importanti continuano non a caso a spostare la produzione nel paese di Mao, e non solo per costi di manodopera e produzione più bassi, ma anche perché è lì che molte auto si venderanno. Cadillac, GM e Volkswagen, solo per fare qualche nome, sono tra quelle che già hanno le loro sedi e le loro fabbriche in loco. La società di ricerca Sanford Bernestein inoltre ha stimato che la produzione di autovetture crescerà del 22 per cento nei prossimi due anni arrivando a produrre 28,8 milioni di veicoli ogni anno.
Ottimi motivi per tenere d’occhio la nuova frontiera del falso cinese, un falso questa volta diverso dell’originale ma che rischia, paradossalmente proprio per questo, di diventare un concorrente dell’originale stesso. Audi, Maserati e Range Rover, le più amate e le più copiate, sono avvertite.