Cisgiordania, i coloni tentano di attirare i turisti: “Venite da noi. Avrete vini, cibi, rovine e niente Intifada”

Le colonie della Cisgiordania provano a rialzarsi dopo anni di guerra e di fame che ancora flagellano queste terre. Provano a rialzare la tesa, a ricominciare e lo fanno prima di tutto tentando di stimolare il turismo in zone dove l’Intifada ha da tempo dissuaso ogni tipo di visitatore.

Ma segnali di ripresa ci sono e, come documenta un reportage pubblicato venerdì su La Stampa, nelle colonie della Cisgiordania, come quella di Psagot a poca distanza da Ramallah, alcuni israeliani già iniziano a fare le prime escursioni domenicali o dei week end rilassanti a base di natura incontaminata, buon vino e cucina locale. Questo dimostra che la politica del movimento dei coloni, che puntano a mostrare all’israeliano della strada «l’altro volto della Cisgiordania», inizia a dare i suoi frutti.

Anche se sono ancora pochi i visitatori, sono state comunque gettate le basi per una possibile rinascita. Grazie alla produzione di buon vino, un “Porto” che è stato lodato dalla critica, al miglioramento delle vie di comunicazione come la strada che collega Tel Aviv alle varie colonie e alla costruzione di casette adibite all’affitto per i turisti. E soprattutto grazie ad una campagna pubblicitaria sui maggiori media israeliani dal nome «Giudea-Samaria. La storia di ogni ebreo», ideata dal movimento dei coloni e che ora è arrivata al capolinea per mancanza di fondi.

Una campagna turistica che suggerisce escursioni a Shilo «da tre secoli la capitale religiosa degli israeliti all’epoca dei Giudici, tre millenni fa», a Herodion, alle porte di Nablus, il Monte Eibal e il Monte Gerizim, dove resta una piccola comunità di Samaritani.

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luiss_vcontursi