«La situazione nella nostra città non è peggiore di altre in Gran Bretagna, anzi», ha spiegato Marc Griffin, il poliziotto che ha suggerito e disegnato nei minimi particolari il coprifuoco, «ma qui in città molte persone credono che siano i genitori a doversi prendere maggior cura dei loro figli». «Lo spirito di questo progetto – ha proseguito – non è di ordinare cosa possono e cosa non possono fare i nostri ragazzi, ma di assicurare che, durante le vacanze estive, abbiano la possibilità di divertirsi ma non a spese del resto della comunità».
L’esperimento del coprifuoco segue un altro test condotto dalle forze di polizia di Redruth lo scorso inverno: le misure anti capannello serale. Autorizzati a disperdere le bande di adolescenti che ciondolano dopo una certa ora in giro per la città, gli agenti sono riusciti a diminuire drasticamente gli episodi di schiamazzi notturni e atti vandalici. «I ragazzi che creano problemi sono solo una minoranza, e si tratta principalmente di bevute, reati di piccola entità e abusi verbali», ha fatto notare Ann Mitchell, 60 anni, presidente di un’associazione locale.
«Il linguaggio, ad ogni modo, è spesso e volentieri vergognoso», ha rimarcato. «Tutti sanno, qui intorno, chi sono quelli che creano problemi. Sono sempre gli stessi, e i loro genitori non sono da meno. Più polizia c’è nelle strade e meglio è», ha tuonato Nicki Summers, 37 anni, madre di due ragazzi. E in effetti l’operazione buonanotte sembra fatta apposta per mettere a letto le mele marce della comunità. «C’è un gruppetto d’irriducibili che sappiamo non accetterà di andarsene a casa all’ora stabilita», ha commentato Griffin, «ma i nostri agenti sono più che capaci di persuaderli a farlo».