SALERNO – La perizia sul dna del genetista Vincenzo Pascali, bocciata dalla Procura di Salerno nell’incidente probatorio sull’omicidio di Elisa Claps, ”non rispetta criteri di adeguatezza rispetto a situazioni complesse”: lo scrivono il tenente colonnello Giampietro Lago del Ris di Parma, e il maggiore Andrea Berti del Ris di Roma, rispondendo al quesito posto dal gip sulla adeguatezza del lavoro svolto dal perito. ”Il lavoro di perizia in parola – scrive il Ris nella perizia di cui l’ANSA è in possesso -, pur esprimendo, nella valutazione degli scriventi, metodo, prassi di laboratorio ed esperienza tecnica sufficienti, rispetto a uno standard mediamente accettato nel contesto dei laboratori di biologia forense, non soddisfa, diversamente, criteri di adeguatezza, rispetto a situazioni complesse da ritenere subordinanti il raggiungimento di obiettivi di particolare difficolta’ tecnica quali quelli posti dalle tracce biologiche oggetto dell’incarico conferito”.
I periti citano ”qualche imprecisione nell’elaborato, in qualche caso invero manifestamente incongrua”. Poi entrano nel merito delle valutazioni metodologiche che di fatto hanno indotto a considerare ”a priori non analizzabili tracce successivamente rivelatesi come fonti di Dna utile alle analisi”. Cosa e’ mancato alla perizia di Pascali?
Il Ris scrive: ”Mancata applicazione all’analisi stessa di sistemi di ultima generazione (kit commerciali Powerplex ESX 17 System, Powerplex ESI 17 System, AmpfFistr Ngm). Tali sistemi garantiscono soglie di sensibilita’ quantitativa e soprattutto qualitativa (capacità di fornire positivi esiti, nonostante livelli elevati di degradazione del dna) che si discostano anche sensibilmente rispetto a sistemi usati, ancor oggi, nella routine del laboratorio di genetica forense (kit commerciali, AmFistrIdentifiler, AmpFistrminifiler, AmpFistryfiler) nella gran parte laboratori di genetica forense a livello non solo nazionale”.
”Si osservi – sottolineano a riguardo – che i nominati sistemi di ultima generazione erano, al tempo di effettuazione del lavoro di perizia, già disponibili e nonostante la recente introduzione (Powerplex ESX 17 System, Powerplex ESI 17 System, AmpFistr NGM nel mercato europeo nell’autunno 2009), è già consistente la letteratura scientifica a riguardo”. Non solo, i periti vanno avanti.
”Mancata pianificazione ed effettuazione dello studio dei polimorfismi del Dna mitocondriale (mtDNA); tale tipologia di analisi – sostengono – rappresenta certamente una tecnologia di particolare difficoltà tecnica ed interpretativa, per cui la sua applicazione avviene raramente e per situazioni estremamente compromesse dal punto di vista delle caratteristiche oggettive o della qualita’/conservazione delle tracce biologiche (reperti fortemente degradati)”.
”Ciò posto – argomentano i periti del Ris – il sequenziamento del MtDNA rimane pur sempre un ausilio pressocché insostituibile in circostanze che non consentono l’approccio con il Dna nucleare (STR) anche utilizzando i sistemi di ultima generazione. L’utilizzo di tale tecnologia è pertanto sporadico e riservato a casi limite – dicono – Ciò premesso, la presenza fra i reperti di numerosissime formazioni pilifere prive di porzione bulbare e di tessuti biologici particolarmente degradati, avrebbe dovuto indurre a ritenere utile ed opportuno esperire perlomeno il tentativo di studiare la sequenza dei frammenti ipervariabili del Dna mitocondriale, ovvero, perlomeno, se non altro, paventarne la possibilità”.
”Da osservare altresi’ – concludono – la mancata pianificazione ed effettuazione dello studio morfo-strutturale delle formazioni pilifere stesse. Tale tipologia di esame, pur con ben noti e consistenti limiti intrinseci dal punto di vista identificativo, e’ in grado di orientare selettivamente sulla presenza per esempio di capelli diversi dalla vittima, come peraltro successivamente dimostrato, ed orientare in modo ragionevole i successivi accertamenti”.