La Francia, e dietro di lei i maggiori "soci" dell’Unione, sono talmente determinati a non cedere su questo punto che Sarkozy ha messo in chiaro oggi che anche l’arma del veto brandita dall’Italia è una minaccia spuntata. Il pacchetto legislativo su clima ed energia, ha chiarito, sarà approvato a dicembre come previsto con la procedura di "codecisione", vale a dire a maggioranza qualificata in Consiglio Ue e con un compromesso con il Parlamento europeo. Un modo per dire a Roma (Berlusconi nei giorni scorsi vantava di aver ottenuto che si andasse avanti solo in caso di unanimità) che volendo esistono margini per strappare qualche miglioramento e qualche concessione, ma che l’idea di fermare tutto non è proprio in discussione.
Una vera e propria sfuriata, alla quale in tarda mattinata ha risposto il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. L’Italia, è stata la replica, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro nella lotta al cambiamento climatico, ma non può accettare un pacchetto "chiuso", deciso senza un reale confronto. In realtà il provvedimento 20-20-20 è stato ampiamente discusso ed emendato dall’Europarlamento e l’Italia ha già ottenuto ampi sconti rispetto alla cornice generale degli impegni. "Di drammatico – ha aggiunto il ministro – c’è la situazione economica e la rigidità di posizioni che rischia, questa sì, di non far raggiungere l’accordo che tutti auspichiamo".
Ancora più deciso allo scontro con Bruxelles si era mostrato questa mattina il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. "Perché dobbiamo cedere? – si è chiesto – Il governo sta difendendo le nostre imprese, abbiamo il dovere, più che il diritto, di batterci per le nostre imprese".
L’esponente del Pdl fa capire quindi che la strategia italiana punta a far leva sulle ambizioni di Parigi a chiudere comunque un accordo, per quanto al ribasso, pur di presentarsi come lo Stato che ha vinto la partita del pacchetto 20-20-20 per ridurre le emissioni di anidride carbonica ed accrescere efficienza energetica fonti rinnovabili.
"Ci sarà un consiglio dei ministri europeo a dicembre per la chiusura della presidenza francese ha ricordato Matteoli – Non credo che una presidenza così autorevole vorrà chiudere il semestre senza trovare un accordo importante su questo tema". Sarkozy ha quindi concesso che l’Unione Europea "deve
mostrare flessibilità per trovare un accordo sugli obiettivi del piano sul clima", ma la sua apertura sembra rivolta più all’opposizione dei paesi dell’Est (Polonia in testa) che non all’Italia. "Capisco le preoccupazione di alcuni nostri partner", ha detto il presidente di turno Ue osservando che "ci sono alcune economie che puntano al 95% sul carbone e non li possiamo mettere in ginocchio. Bisognerà trovare delle linee di flessibilità nel rispetto degli obiettivi e del calendario".
Matteoli ha ricordato poi che dal punto di vista di Roma c’è "un problema di fondo". "Se gli Usa in primis, ma anche altri paesi come Cina e India, non fanno parte della partita, non si riuscirà mai a raggiungere questi obiettivi" di contenimento delle emissioni, ha sostenuto il ministro mostrando ancora una volta un approccio diametralmente opposto a quello europeo. La questione per Sarkozy va infatti rovesciata completamente. Secondo il presidente francese, se non approvasse il pacchetto sulle emissioni, "l’Ue invierebbe il segnale che l’Europa non tiene fede ai suoi impegni, e allora le chance di convincere gli altri sarebbero vicine allo zero". L’Europa, ha detto ancora parlando con foga, "è all’appuntamento con la storia, lo fallirebbe se ripensassimo i nostri obiettivi e il calendario".
Per capire se un’intesa malgrado tutto è possibile bisognerà attendere l’esito del "tavolo tecnico" richiesto ieri al Consiglio dei ministri dell’Ambiente dall’italiana Stefania Prestigiacomo per verificare ulteriormente i costi del pacchetto 20-20-20. Il confronto, ha chiarito Barbara Helfferich, la portavoce del Commissario europeo all’Ambiente Stavros Dimas, prenderà il via la prossima settimana attraverso "discussioni tecniche tra le autorità italiane e la Commissione europea".