Il 30 aprile 1989 moriva Sergio Leone, grande regista famoso per i suoi western, per l’imponente gangster movie “C’era una volta in America”, ma anche per aver fatto conoscere al pubblico l’attore Clint Eastwood. Proprio Clint Eastwood, a vent’anni dalla scomparsa del regista, parla dei suoi rapporti con Sergio Leone, di come i due si siano conosciuti e di come abbiano cambiato un genere, quello western.
L’attore, in un’intervista rilasciata per la rivista “Empire” ricorda che fu stato scelto da Sergio Leone perché allora il suo ingaggio era molto basso. Curiosi anche gli aneddoti raccontati da Clint Eastwood: «comprai un po’ di sigari pensando che ci sarebbero stati bene in un western – racconta Eastwood – ma non avevo idea che fossero così cattivi! Me li portai dietro comunque, li diedi agli assistenti di scena e li tagliammo. Erano lunghi e si chiamavano Virginia. Me ne feci una scorta da tenermi in tasca, diverse lunghezze da abbinare a scene diverse».
La “Trilogia del dollaro” (“Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto ed il cattivo”) rese famoso Clint Eastwood anche al pubblico americano, dopo che le sue prime apparizioni sul grande schermo passarono alquanto inosservate, e proprio per questo l’attore ricorda con piacere i suoi lavori con Sergio Leone: «Sergio ha avuto un approccio visuale interessante fin dall’inizio. Riusciva a mettere insieme le cose molto bene. Ero abituato a girare in posti dove le riprese erano fatte su una scala molto più piccola, mentre lui girava in luoghi grandi, una cosa che mi piaceva. Era un grande fan di John Ford e simili. Voleva fare le cose in grandezza».
Il loro rapporti si interruppero però quando Sergio Leone chiese a Clint Eastwood di collaborare ancora una volta con lui in “C’era una volta il West”, ma l’attore rifiutò, temendo che la popolarità del genere western stesse per finire: Leone non la prese benissimo e disse una frase rimasta storica per gli appassionati del genere: «Clint Eastwood ha solo due espressioni, col cappello o senza cappello».
Ad ogni modo, Leone riuscì a ricucire i rapporti proprio pochi mesi prima della sua morte quando, nel 1988, Eastwood si trovava a Roma per promuovere “Bird”, il suo film sulla vita del jazzista Charlie Parker. Il regista lo invitò a un pranzo con Lina Wertmuller. Se mai c’era stato del rancore, racconta Eastwood, Leone aveva deciso di dimenticarlo: «Era come se mi volesse dire addio – ricorda l’attore – era come se sentisse di essere vulnerabile».
