di Annarita
Ennesima notizia su qualcuno che (si) spiega le proprie azioni come atti dovuti alla cocaina. Dicono: troppa in giro, quindi anche chi non vuole, finisce con il prenderla. Autogiustificazioni. La cosa che mi ha irritato più dell’altre volte, è aver letto che, a quanto pare, la coca è la piaga della mia generazione. Come è possibile? Non so come mai, ma a me, anche se la volessi, nessuno me la offre (tranne una volta). A miei amici nemmeno. Allora mi dico: siamo noi che viviamo in una campana di vetro (e certo Londra non lo è) o nella vita, anche in questo caso, è una questione di scelte e di convinzioni? Quando avevo 6 anni in Italia dilagava l’eroina. Non era raro trovare siringhe nei parchi, e a scuola con filmini, letture e temi, ci facevano il lavaggio del cervello su come le droghe, tutte, fossero distruttive. A casa lo stesso, con le continue raccomandazioni a stare attenti a chi si frequenta e a cosa si fa. Adesso a 32, quei pomeriggi nelle palestre e le parole di mia madre, ce li ho stampati dentro. Cinque anni fa quando mi sono trovata vicino a un simpaticissimo spagnolo che mi ha offerto coca, sono andata via dalla festa. Quando la cosa si è ripetuta, ho chiuso con quel giro. Radicale? Forse, ma perché avere paura di esserlo per le cause giuste? Non è un caso che non ne abbia mai fatto uso, o che nessuno dei miei amici ne faccia. Li ho scelti per questo. Ho selezionato subito, e quando mi è scattato l’allarme, ho chiuso senza troppi ripensamenti. Avrò anche perso qualche personaggio interessante per la strada, ma succede. Nella vita si fanno scelte, e la scelta implica una perdita e un guadagno. Il mio: preservare la mia abilità a pensare e a vivere davvero, a godermi momenti belli e a capire quelli brutti, ed essermi ritrovata circondata da amici che condividono il mio modo di vedere il mondo, e che sanno divertirsi, e tanto, anche solo seduti a mangiare e a bere un innocuo bicchiere di vino. Evviva la banalitá.
