La Repubblica pubblica un editoriale di Ilvo Diamanti sulla vittoria del centrodestra alle elezioni politiche e amministrative. Ne riportiamo alcuni stralci:
”Il risultato di Roma è troppo significativo, rilevante, netto. E, per il Centrosinistra, traumatico. Perché è la capitale d’Italia. E, fino a ieri, del Centrosinistra. Appunto: fino a ieri. Oggi la geografia politica italiana è cambiata. Soprattutto per il centrosinistra. Due settimane fa aveva riscoperto la "questione settentrionale", ieri, dopo il ballottaggio delle elezioni amministrative, ha riaperto la "questione romana". Quella "meridionale" si era già consumata, visti i risultati delle politiche. Visto l’esito delle elezioni regionali in Sicilia.
Così, si è spezzato anche il bipolarismo metropolitano che aveva caratterizzato la prima Repubblica. Milano e Roma. Capitali delle due Italie. Rispettivamente: di Destra e Sinistra. Oggi il Paese è unito. Milano e Roma, sotto il segno di Berlusconi. Collante e cornice, capace di far coabitare Lega e An. Fino a quando e come non si sa. Ma, intanto, per la prima volta dai tempi della prima Repubblica, le due capitali hanno un governo di segno coerente. Il centrosinistra, rinnovato e riformato, dopo la fine dell’Unione e la "fondazione" del Pd, invece, appare "spaesato". Sperduto. Non ha più casa. A meno che non si consideri tale il rifugio tradizionale e storico delle "regioni rosse" del centro. (Dove, peraltro, qualche scricchiolio si avverte). Gli stessi confini, le stesse roccaforti del Pci, fin dalle origini. Quasi una cittadella assediata. Il Pd, in fondo, era nato per superarne i confini. Per andare "oltre". Per diventare un partito nazionale. In grado di governare l’Italia. Come la Dc nella prima repubblica. Come il cartello PdL-Lega, oggi.
Il processo di "sterritorializzazione" che ha colpito il centrosinistra, in questa fase, è ben descritto dal bilancio dei comuni oltre i 15mila abitanti, in cui si è votato in queste settimane. Fino a due settimane fa il Centrosinistra ne governava 47, il Centrodestra 22. Altri 2 erano amministrati da liste civiche. Oggi, il rapporto si è letteralmente rovesciato. Il Centrodestra ne governa 46 e il Centrosinistra 24. Sta cambiando la geografia politica del Paese. Radicalmente. In senso letterale. Perché intacca il rapporto fra partiti e società "alle radici". E dunque: sul territorio. Dovunque. Per questo, anche i risultati in controtendenza, come la vittoria del centrosinistra in alcuni capoluoghi di provincia del profondo Nord e del Nordest (Sondrio, Vicenza, Udine), rischiano di finire sullo sfondo.
Un "pannicello caldo", l’ha definita, ieri, Massimo Giannini, su Repubblica.it. Visto che le elezioni politiche di due settimane fa hanno celebrato l’eterno ritorno del Nord e della Lega. Tuttavia, non conviene svalutare Vicenza. Dove Achille Variati, candidato del Pd, si è imposto di misura, risalendo, al ballottaggio, di quasi 20 punti percentuali e di 6000 voti. Mentre la candidata del Centrodestra, Lia Sartori, ha recuperato solo 150 voti. Perdendo non solo gli otto punti di vantaggio precedenti. Ma soprattutto le elezioni.
Certo, il successo di Vicenza non può lenire la ferita di Roma, che è profonda e non rimarginabile. Né può mascherare il rapido logoramento dei legami locali del Centrosinistra e del Pd subito in questa occasione. Tuttavia, può servire. Anzitutto, a capire il Nord, senza attendere la prossima ondata leghista. E poi a cogliere il senso delle difficoltà incontrate dal Pd, non solo a livello locale. Ma più in generale: come modello di partito”.
