Resta alta la tensione nel Congo orientale. Nella zona maggiormente devastata dai combattimenti tra l’esercito regolare e i miliziani del Consiglio nazionale per la difesa del popolo di Laurent Nkunda, l’ex generale che capeggia la ribellione, si aggira lo spettro di un altro genocidio. Intanto il governo di Kinshasa oppone un netto no alla proposta avanzata da Nkunda di un negoziato diretto con il leader dei ribelli della provincia orientale del Nord-Kivu, guidati dall’ex generale tutsi Laurent Nkunda. «Non ci sono piccoli e grandi gruppi armati. Il fatto di creare un disastro umanitario non procura diritti speciali» rispetto agli altri gruppi armati che operano nella provincia del Nord-Kivu, ha dichiarato il portavoce del governo, Lambert Mende. Lunedì mattina intanto è arrivato senza problemi a Rutshuru, la città nella parte orientale del Congo che è divenuta la roccaforte dei ribelli, un convoglio umanitario dell’Onu, al quale hanno contribuito anche delle organizzazioni non governative. Il convoglio, partito lunedì mattina da Goma e scortato dai caschi blu, trasporta medicine e acque. Dovrebbe subito iniziare a distribuire il materiale.
CAMPI PROFUGHI DESERTI – Il convoglio, entrato per la prima volta, nella zona conquistata dai ribelli nell’est del Congo da quando sono scoppiati gli scontri la scorsa settimana, ha trovati i campi profughi deserti. «Sono andati tutti via. Tutti i rifugi sono stati distrutti… non rimane niente», ha detto alla Reuters Francis Nakwafio Kasai, funzionario dell’Ufficio dell’Onu per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Il convoglio dell’Onu, con medicinali e assistenti umanitari a bordo, scortato dalle truppe dell’Onu, ha attraversato la linea degli scontri nella provincia del Kivu del nord, raggiungendo la città di Rutshuru, in mano ai ribelli. L’agenzia Onu per i rifugiati (Acnur) ha detto di temere che almeno 50.000 civili sfollati abbiano abbandonato o siano stati costretti a lasciare i campi attorno alla città , che si trova a 70 chilometri a nord del capoluogo della provincia, Goma. Kasai ha riferito che i cooperanti stanno cercando di capire dove siano stati mandati i profughi. Alcuni potrebbero avere cercato zone più sicure, altri essere tornati a casa. Si teme che molti di loro si aggirino nella boscaglia, cercando riparo e aiuto dopo gli attacchi dei guerriglieri tutsi fedeli al generale Laurent Nkunda.
COPRIFUOCO – Nel frattempo le autorità della provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc), hanno decretato il coprifuoco proprio nella capitale provinciale Goma, minacciata dai ribelli che si sono attestati a un quindicina di chilometri di distanza. Il coprifuoco – in vigore dalle 23:00 alle 05:00 – è stato imposto, ha dichiarato il governatore del Nord Kivu, Julien Paluko, «per controllare meglio i movimenti notturni e diurni della popolazione». I ribelli di Laurent Nkunda sono alle porte della città da mercoledì, dopo aver inflitto una pesante sconfitta ai soldati dell’esercito regolare. Nel corso della settimana a Goma vi sono stati saccheggi, compiuti da entrambe le parti in guerra ma soprattutto dai governativi in fuga.
KOUCHNER – La crisi in Congo intanto investe anche la diplomazia europea. Il ministro francese degli Esteri Bernard Kouchner ha detto che la missione dell’Onu nella Repubblica Democratica dovrà avere «soldati diversi, regole d’ingaggio e volontà di comando diversi». «Ci sono truppe intere incapaci di impegnarsi in un’azione, certo non offensiva ma difensiva, perché le loro regole d’ingaggio non sono sufficienti o sono molto restrittive», ha sottolineato il ministro ai giornalisti dopo un incontro informale tra i 27 ministri degli Esteri dell’Unione Europea a Marsiglia.
FRATTINI – Su un’eventuale missione europea in Congo interviene anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, giudicando «assolutamente prematura» l’ipotesi. «Non vi saranno truppe europee, l’aiuto umanitario avrà la prevalenza, e se vi saranno interventi europei saranno interventi di sicurezza per garantire che gli aiuti umanitari arrivino a destinazione» ha precisato Frattini. I Ventisette, ha spiegato il titolare della Farensina, hanno concordato sulla priorità di «rafforzare in primo luogo la missione dell’Onu (Monuc) che ha un grande numero di soldati, di peacekeeper e un grande numero di mezzi a disposizione». «Prima di pensare a una missione dell’Europa, che verrebbe vista da alcuni come un’interferenza inaccettabile, pensiamo a fare funzionare quello che c’è» ha ribadito Frattini.
