condividono il testo, ma si riservano di siglarlo nei prossimi giorni.
Sacconi: accordo storico. «L'accordo per la riforma del modello contrattuale – dice il il ministro del Lavoro, Sacconi – ha una portata storica, non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo. L'accordo quadro promuove lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove – anche grazie alla detassazione del salario di produttività – le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati. Spiace constatare che la Cgil non è, allo stato del suo dibattito interno, in grado di convergere con le altre organizzazioni sindacali su comuni obiettivi di modernizzazione».
Epifani: niente intesa senza modifiche. «Se il testo non è modificabile, non c'è l'accordo della Cgil» ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, secondo il quale «il contratto nazionale non sarà in grado di assicurare il recupero dell'inflazione, l'indice sarà sempre depurato dall'indice dei prodotti energetici importati e, quindi, non ci sarà un recupero dell'inflazione come garantiva l'accordo del '93». Inoltre, il secondo livello «non viene esteso» e «non corrisponde alle esigenze dei lavoratori e delle imprese. Mentre la derogabilità diventa un principio generale, la bilateralità si allarga a compiti impropri e crea una casta».
«Dal governo un prendere o lasciare». «Il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil - ha detto Epifani – Il testo nella sostanza era immodificabile, un prendere o lasciare».
Angeletti: lavoro e salario riacquistano dignità. «Lavoro e salario riacquistano la loro dignità – ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti – Siamo soddisfatti del lavoro svolto, è un'intesa che per la prima volta considera il salario non come la derivata di rapporti politici tra sindacati, imprese e governo, ma come la derivata del lavoro».
Abi: prima di firmare, va approfondito il testo. L'Abi (l'associazione delle banche italiane), pur condividendo il documento di riforma sulla contrattazione, stasera non ha firmato il testo, riservandosi di approfondirlo e di firmare nei prossimi giorni.