Cronaca di un’ennesima violenza quotidiana, ma dal profilo vacanziero. Stavolta la disavventura è toccata a Domenico Scali, un medico italiano in Corsica, a Calvi.
In una lettera al Corriere della Sera racconta i soprusi e le violenze subite nel porto della baia nel tentativo di ormeggiare la propria imbarcazione. Da Saint Florent, l’uomo, con tanto di moglie e figli al seguito, decide di evitare il maltempo in arrivo e dirigersi verso Calvi per fermarsi lì, dopo essersi accertato della disponibilità di posti. Qualche ora dopo aver sistemato la barca un ormeggiatore intima al medico di spostarsi e andar via perché non c’è posto.
Da quel momento parte l’operazione violenta, la barca del dott Scali viene presa di forza e allontanata: «All’improvviso, dopo che il tipo che si era qualificato comandante, ma non lo era, impartisce un ordine agli altri quattro, vengo di peso sospinto sulla passerella con estrema violenza tanto che perdendo l’equilibrio cado in acqua tra la poppa della barca e la banchina, riportando, per fortuna, “solo” una contusione toracica ed una ferita lacero-contusa a livello dell’addome», racconta incredulo.
«Mio figlio, incredulo, vedendomi buttato in acqua e ferito, cerca di venire in mio soccorso ma è afferrato per il collo da un’altro dei cinque ed a sua volta buttato in acqua. Nel frattempo, con azione coordinata, e quindi più volte provata e forse messa in atto, i cinque si dividono i compiti e precisamente: due da terra sciolgono le cime d’ormeggio, altri due si portano a prua della barca con un gommone per sciogliere il corpo morto mentre il quinto da terra coordina il raid».
Un atto di violenza, di maleducazione e di abuso che viene poi raccontato alla polizia del luogo dalla figlia, lasciata a terra durante la rocambolesca avventura. Gli uomini delle forze dell’ordine danno il ben servito alla ragazza e le consigliano di risalire in barca perché – le spiegano- «è troppo pericoloso fare delle denunce da quando c’è questo comandante».