CORTE COSTITUZIONALE: IL PARLAMENTO ELEGGE FRIGO

Giuseppe Frigo è stato eletto giudice della Corte Costituzionale dalle due Camere in seduta comune. A lui sono andate 690 preferenze (il quorum era di 572), 32 a Donato Bruno e 24 a Gaetano Pecorella. Proprio la candidatura dell’ex legale di Berlusconi aveva creato negli ultimi giorni una profonda spaccatura tra maggioranza e opposizione, ma grazie all’opzione Frigo l’accordo è stato raggiunto. Si conclude così, alla ventiduesima votazione in Parlamento, una situazione di stallo durata 19 mesi: il posto lasciato da Romano Vaccarella era infatti vacante dal maggio 2007. La Corte Costituzionale torna al plenum di 15 giudici. La proclamazione ufficiale dell’elezione è stata fatta alla Camera dal presidente Gianfranco Fini, con a fianco il presidente del Senato Renato Schifani. I voti dispersi sono stati 14, le schede bianche 52, le nulle 29. Hanno partecipato al voto 841 parlamentari sui 952 aventi diritto.

NAPOLITANO: «GRAVE RITARDO» – Tempestivo il messaggio di congratulazioni del presidente Napolitano ai presidenti di Camera e Senato: «Desidero esprimervi il mio vivo compiacimento per l’elezione del giudice costituzionale che ha coronato i vostri difficili sforzi per porre fine a un grave ritardo e per garantire lo svolgimento della insostituibile funzione di garanzia della Corte nella pienezza della sua composizione».

«LODO ALFANO NON È PRIORITÀ» – Frigo non nasconde la soddisfazione, ma ricorre alla consueta sobrietà. «Vivo questo momento con la massima serenità e il massimo distacco possibile – ha detto -. Più che di contentezza preferirei parlare di responsabilità, credo che il ruolo di giudice costituzionale sia estremamente delicato e di responsabilità ed è per questo che non rispondo alla domanda su cosa penso del lodo Alfano. Se un domani dovessi arrivare all’Alta Corte e dovessi occuparmene, non sarebbe giusto né corretto che io anticipassi una mia posizione su un tema così caldo. Quello che posso dire è che il lodo Alfano non è certo tra le cose più importanti di cui la Consulta dovrà occuparsi». L’auspicio di Frigo è che la stessa convergenza «che si è avuta sul mio nome serva a ritrovare una grande intesa tra i poli sulla giustizia, così come avvenne quando si introdusse il principio del "giusto processo" in Costituzione», di cui proprio Frigo è stato uno dei fautori.

IL POST-PECORELLA – Alla sua candidatura si è arrivati lunedì sera dopo la rinuncia di Gaetano Pecorella. Invitato da Silvio Berlusconi, il deputato del Pdl fa un passo indietro dopo che l’opposizione ha messo un veto sul suo nome per via di un processo pendente nei suoi confronti a Milano. A quel punto passa la linea suggerita da Niccolò Ghedini. Il deputato del Pdl e legale del premier insiste perché sia Frigo il candidato. La scelta di un nome dentro il Parlamento, come quello di Donato Bruno – sottolineano nel centrodestra – non rasserenerebbe il clima politico e non sgombrerebbe il campo da un altro candidato considerato «ingombrante» dal Pdl: Luciano Violante. «Se si è deciso di non votare un politico stavolta – aveva detto lo stesso Pecorella a margine della prima votazione della mattinata andata a vuoto – è difficile che quando toccherà al capo dello Stato la scelta ricadrà di nuovo su un politico». Se ora si opta per un tecnico, insomma, il centrodestra considera probabile che anche a febbraio, quando Giorgio Napolitano dovrà sostituire Flick, si agisca nello stesso modo, portando magari all’Alta Corte un altro avvocato: Franco Coppi, il celebre penalista che difese, tra gli altri, Giulio Andreotti.

VIGILANZA RAI – Ma se la partita Consulta si chiude, se ne apre un’altra che riguarda più da vicino Antonio Di Pietro: quella della presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Il presidente del Senato Renato Schifani si augura che l’intesa su Frigo segni «l’inizio del disgelo». Il nodo potrebbe sciogliersi la settimana prossima, dopo la manifestazione del Pd del 25 ottobre. Fino a quella data sarà difficile che il partito di Veltroni prenda posizione. Il candidato a tutt’oggi resta Leoluca Orlando, ma entrambi i poli sono certi che anche su questo fronte si dovrà fare un passo indietro se si vuole sbloccare la situazione. Il rischio è che la maggioranza possa fare un blitz votando per qualcuno, magari sempre dell’opposizione, ma che non sia il candidato designato.

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