di Ruggero
Tagliare la spesa è necessario per il bene stesso dell’università (aggiustiamo il sacchetto invece di continuare a riempirlo). Ma dai finanziamenti assegnati a pioggia, non si passi ai tagli fatti senza distinzioni. La spesa va razionalizzata per premiare gli atenei virtuosi ed i ricercatori migliori.
1. Si tagli chi fa poca didattica a cattiva ricerca. Chiudendo corsi di laurea inutili ed incentivando il pensionamento dei ricercatori inattivi. Le economie consentirebbero di premiare i bravi. 2. Per indirizzare i tagli si valutino in maniera seria ed indipendente la didattica, la ricerca, e la capacità di attrarre finanziamenti. Gli strumenti esistono. 3. Si cambi il meccanismo di reclutamento dei professori: che deve essere basato sul merito (con verifiche per l’avanzamento o il rallentamento della carriera). Vanno aboliti i falsi concorsi pubblici, invece regole trasparenti per reclutare giovani ricercatori in base alla loro capacità scientifica. Servono commissioni internazionali. L’università che sceglie docenti scadenti sarà responsabile dei propri errori: meno iscritti, meno ricerca e meno finanziamenti. Chi valuta deve essere un ente terzo di levatura internazionale, in nessun modo influenzabile per conoscenza o compiacenza. Non può essere il valutato a valutarsi. Tutto ciò a favore: degli studenti che riceverebbero un’istruzione migliore, della ricerca buona che ne uscirebbe rafforzata, della competitività dell’economia che beneficerebbe di conoscenze più solide, originali ed innovative, della percezione pubblica dell’università che ne uscirebbe più credibile, ed in ultima analisi dei conti dello stato, e di tutto il paese. Chi scrive è un ricercatore universitario che ha fatto ricerca all’estero ed in Italia, ed è stato precario per 10 anni dopo il dottorato di ricerca. Proprio per questo è favorevole alla valutazione continua, al riconoscimento del merito, ed alla penalizzazione dell’inefficienza.
