Si diffonde in America la preoccupazione sulle carte di credito. Da quando è scoppiata la bolla dell’immobiliare, tutti si aspettano che anche questo settore salti, da un momento all’altro.
Finora non è andata tanto male, anche se ci sono segnali inquietanti. Poco più di un mese fa, uno dei colossi americani delle carte di credito, Capital One, ha annunciato che, alla fine del 2008, ha perso ben 1,42 miliardi di dollari, causa, oltre al calo dei consumi dovuto alla crisi, l’insolvenza da parte dei consumatori.
Ora il tema è rilanciato, con un certo allarme, dal Wall Street Journal e dal New Yorker, il cui commentatore di finanza è tra i migliori che si possano trovare in giro.
Il nodo non è visto tanto in un’insolvenza globale, anche perché il valore complessivo dei crediti da carta è di cinqemila miliardi di dollari, mentre il valore complessivo dell’immobiliare era valutato intorno ai quindicimila miliardi.
Il rischio, per l’economia americana, già così duramente provata, risiede nel fatto che le società delle carte stanno riducendo progressivamente il credito ai clienti e questo avrà un inevitabile effetto sui consumi, deprimendo ulteriormente l’economia e aggravando ancora la crisi.