L’Italia sta subendo un forte impatto dalla crisi internazionale, l’economia arretra per la prima volta da oltre dieci anni, «la produzione si è ridotta negli ultimi due trimestri, la fiducia è ai minimi storici, le esportazioni stanno rallentando, così come il mercato del lavoro». Il rapporto del Fondo monetario internazionale stilato dagli ispettori al termine della missione nel nostro Paese descrive un sistema in forte sofferenza, anche se – rilevano – il declino della crescita in Italia «sarà probabilmente meno pesante che in molte altre economie avanzate per effetto della relativa solidità del sistema bancario». Anche le prospettive a breve, secondo gli economisti di Washington, non lasciano ben sperare, con un 2009 che sarà segnato da un ulteriore calo della produzione, un calo della domanda, deboli condizioni di credito e un clima di fiducia negativo. Un panorama «desolante». L’eventuale ripresa sarà quindi «lenta e debole». «La capacità della economia di riprendersi – si legge nel documento – sarà rallentata da rigidità strutturali, mancanza di competitività interna, dalla lentezza dei processi di ristrutturazione e dalla contenuta risposta sul fronte fiscale». Secondo il Fmi, l’agenda per le riforme strutturali dell’Italia «ha bisogno di un più intenso rilancio» e «una seconda generazione di riforme del mercato del lavoro è necessaria». Gli ispettori del Fondo, in particolare, ricordano le riforme già attuate e chiedono di focalizzare «ulteriori liberalizzazioni nel commercio al dettaglio e nei servizi (specialmente professionali), una deregolamentazione del mercato energetico, l’eliminazioni dei veti incrociati per i progetti di creazione di infrastrutture che abbiano interesse nazionale». Sul mercato del lavoro, in particolare, viene chiesto di «rafforzare il legame tra stipendi e produttività , permettere una differenziazione salariale in base alle regioni, rendere i contratti a tempo indeterminato più flessibili».
