I bonus percepiti da manager di banche, compagnie di assicurazione ed altre aziende che sono state salvate dalla bancarotta con denaro pubblico hanno suscitato aspre polemiche e proteste non solo negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo.
In Germania, per esempio, i premi erogati ai dirigenti della Dresdner Bank nonostante le centinaia di milioni che hanno fatto andare in fumo hanno provocato l’oltraggio degli elettori.
Ma uno studio realizzato sulle blue chip dell’indice borsistico Dax dalla società di consulenza Kienbaum e pubblicato dal Financial Times Deutschland sembra indicare che quell’oltraggio è malriposto.
Lo studio ha accertato che in 24 su 30 aziende elencate tra le blue chip del Dax le retribuzioni dei manager sono calate di circa un quarto nel 2008.
Chi ha guadagnato di meno è stato l’ad della Deutsche Bank, Joseph Ackermann, che ha visto il suo stipendio evaporare del 90 per cento, scendendo a 1,4 milioni, con l’aggiunta di aver rinunciato ai suoi bonus del 2008.
Ma Ackermann non è il solo ad aver perso consistenti somme di denaro. Nel settore auto, per esempio, Norbert Reithofer, ad della Bmw, ha dovuto accontentarsi di 2,3 milioni, una caduta del 40 per cento, mentre l’ad della Daimler, Dieter Zetsche, ha rinunciato al 55 per cento, percependo ora uno stipendio di 5 milioni.
E il presidente della compagnia di assicurazioni Allianz, Michael Diekmann, ha rinunciato al 40 per cento della retribuzione.
Anche in Francia è calata la scure. Il Financial Times Deutscheland riferisce che su pressione governativa l’ad uscente della Valeo, Thierry Morin, ha rinunciato alla sua liquidazione di 3 milioni.
Mentre in Svezia il governo ha addirittura detto di voler eliminare completamente i bonus dei manager.
