Panasonic annuncia il taglio di 15 mila posti di lavoro a livello complessivo e la chiusura di 27 impianti per contrastare gli effetti della crisi in corso. Il gruppo di Osaka, che già aveva rivisto al ribasso le stime sugli utili a 30 miliardi di yen (250 milioni di euro), ha reso noto di averle ritoccate ulteriormente, ipotizzando ora un disavanzo al 31 marzo prossimo di ben 380 miliardi di yen (3,2 miliardi di euro), per effetto – si legge in una nota – «del continuo peggioramento della domanda sui mercati e alla risalita dello yen verso le principali valute». Si tratterebbe della prima perdita negli ultimi sei anni. La proiezione arriva dopo che nel terzo trimestre il gruppo ha accusato perdite per 704 milioni di dollari.
Panasonic è soltanto l'ultimo colosso dell'elettronica giapponese a cedere, in ordine di tempo, sotto i colpi della crisi economica internazionale dopo Sony, Hitachi, Toshiba e Nec, avviandosi al primo rosso in sei anni.
All'inizio dell'esercizio in corso, ad aprile 2008, Panasonic vedeva un anno record, con utili per oltre 310 miliardi di yen. Nel corso del terzo trimestre (ottobre-dicembre), il gruppo ha riportato una perdita netta di 63,1 miliardi di yen, a fronte di utili per 115,2 miliardi dello stesso periodo dell'esercizio precedente. Nei primi nove mesi, il risultato è positivo, ma in calo del 70%, a 65,4 miliardi di yen. «Le nostre attività si sono fortemente deteriorate», si legge ancora nella nota.
Tra gli impianti da chiudere, ben 13 sono in Giappone, mentre la riduzione dei posti di lavoro avverrà gradualmente entro la conclusione del prossimo esercizio, a marzo 2010. Panasonic ha reso noto pure il taglio delle retribuzioni degli executive del 10-20% e che gli oneri di ristrutturazione saranno pari a 345 miliardi di yen.
Il costruttore automobilistico giapponese Mitsubishi Motors ha annunciato oggi che si ritirerà totalmente dai rally, compreso Dakar, a causa della crisi economica. «L’improvviso crollo dell’economia mondiale ci obbliga ad una maggior parsimonia nell’uso delle nostre risorse», spiega il gruppo in un comunicato.
Mitsubishi ha partecipato 27 volte alla Dakar, vincendone 12 edizioni, delle quali sette consecutive. La casa automobilistica giapponese ha annunciato che si aspetta di chiudere l’esercizio 2008-2009 con una perdita netta di 60 miliardi di yen (500 milioni di euro).
Con l’abbandono da parte della Mitsubishi il mondo dei rally perde il terzo marchio giapponese. A metà dello scorso dicembre era arrivato l’annuncio del ritiro della Fuji Heavy Industries, produttrice della Subaru, sempre a causa della crisi internazionale dell’auto. Lasciava così il fango e le strade sterrate un marchio importante, vincitore di tre titoli costruttori ed altrettanti piloti in 19 anni. Sempre la contrazione delle vendite, pochi giorni prima aveva portato la Suzuki a prendere la stessa decisione dopo un solo anno di gare.
Le forti perdite nel mercato dell’auto hanno colpito anche altri settore delle corse, sempre a scapito di marchi giapponesi. Lo scorso dicembre la Honda ha annunciato l’addio alla Formula 1 ed il ritiro dalla Otto ore di Suzuka, gara motociclistica di endurance che aveva vinto l’anno scorso. All’inizio di gennaio Kawasaki ha invece ufficializzato il ritiro dalla classe MotoGp, cui partecipava da 17 anni.
