Con 21 voti a favore, due contrari e un astenuto, il Consiglio superiore della Magistratura ha bocciato il provvedimento blocca-processi, giudicato "irrazionale" in molte sue parti. Le critiche al testo sono contenute nel parere sul decreto sicurezza. Contro hanno votato i laici del Pdl Michele Saponara e Gianfranco Anedda mentre il laico dell’Udc Ugo Bergamo ha votato la sua proposta di emendamento. Poco prima, il vicepresidente Nicola Mancino ha letto una lettera del presidente della Repubblica in cui si dice che il parere è legittimo, ma che non deve contenere vagli di costituzionalità .
Nel parere, il Csm sottolinea che la norma contenuta nel decreto sicurezza e con la quale vengono sospesi per un anno processi per reati puniti con pene inferiori a dieci anni e per fatti compiuti entro il 30 giugno 2002, presenta "profili di grave irragionevolezza" sia in relazione allo "spartiacque temporale", sia per "la scelta dei reati".
La sospensione, scrive il Csm, "riguarderà un numero ingente di dibattimenti (secondo alcune stime più della metà di quelli in corso) e provocherà , nel medio, ma anche nel breve termine, l’effetto opposto di una ulteriore dilatazione dei tempi della giustizia complessivamente intesa". Inoltre, "dal mancato rispetto del principio della ragionevole durata del processo (articolo 111 della Costituzione) – si legge nella delibera approvata – discenderanno prevedibilmente crescenti richieste risarcitorie ai sensi della legge Pinto".
La sospensione facoltativa dei procedimenti, poi, prevista dallo stesso emendamento inserito nel decreto sicurezza, "è ancorata – sottolinea Palazzo dei Marescialli – a parametri normativi comprensibili (prossimità della prescrizione o non eseguibilità della pena eventualmente irrogata per essere la stessa coperta da indulto) ma la sua struttura la fa apparire una sorta di amnistia occulta, applicata al di fuori della procedura prevista dall’articolo 79 della Carta costituzionale".
Dura la reazione della maggioranza. "Il documento del Csm è di una gravità straordinaria – afferma il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto – una sfida non solo al dettato costituzionale ma anche al quadro istituzionale del paese, che nella sua pluralità , nella stessa giornata di oggi, si era espresso in modo inequivocabile". Ancora più forti le parole di Maurizio Gasparri: "Di fronte alle sagge considerazioni del presidente della Repubblica, una parte dei membri del Csm ha risposto con una scelta inaudita che pone fuori dalla Costituzione, dalla logica e dalla stessa legalità repubblicana un gruppo di attivisti di partito che, da organo di garanzia, hanno trasformato il Csm in un presidio militante. E’ evidente che un atto così grave determinerà prevedibili conseguenze".
Di fronte a queste critiche, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, difende i magistrati: "C’è tanta acredine – dichiara – nei confronti della magistratura, che invece è sana ed è composta da tanti onesti lavoratori intellettuali".
