CSM, MANCINO INCONTRA NAPOLITANO: NESSUN PARERE SULLA BLOCCA-PROCESSI

Da ambienti del Quirinale si apprende che il Capo dello Stato ha avuto un colloquio con il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino in relazione alle notizie apparse sui quotidiani su un parere che sarebbe stato predisposto dal Csm sul decreto legge sicurezza nella versione in corso di approvazione da parte del Senato.

L’ex presidente del Senato ha precisato al Presidente Napolitano che nessun parere è stato a tutt’oggi elaborato e approvato dalla Commissione competente nè alcuna bozza di parere è stata concordata tra i due correlatori designati dalla Commissione, Consiglieri Pepino e Roia, e che, conseguentemente, nessun documento poteva essere sottoposto alla sua attenzione e a quella del Capo dello Stato ai fini del successivo inserimento nell’ordine del giorno del Plenum. Mancino ha perciò rilevato che si sono aperte polemiche immotivate su un parere inesistente.

Intanto la Sesta Commissione del Csm inizierà oggi a lavorare sul parere relativo al decreto sicurezza, attualmente al vaglio del Senato. Sul tavolo della Commissione, presieduta da Mauro Volpi, laico del centrosinistra, ci saranno le osservazioni messe a punto dai relatori del testo, i togati Fabio Roia (Unicost) e Livio Pepino(Magistratura democratica), negli ultimi giorni, anche alla luce dell’evoluzione del decreto in Parlamento e, in particolare, dell’inserimento dell’emendamento con la cosiddetta norma "blocca-processi". Da queste prime osservazioni al provvedimento del governo, dunque, si cercherà di preparare il testo che, dopo il voto in Commissione, potrà approdare in plenum, per l’approvazione definitiva, anche nel corso della settimana.

La maggioranza plaude. «Era quanto meno necessaria la puntualizzazione di oggi del vicepresidente Mancino, che rappresenta un doveroso passo indietro rispetto alle posizioni inaccettabili espresse dal alcuni settori della magistratura. Il Csm non è e non può essere una sorta di impropria e arbitraria "terza Camera"», afferma il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone. «Il Governo fa i decreti, il Parlamento fa le leggi, non altri. La magistratura non può imporre una sorta di negoziato preventivo sulla scrittura delle norme, nè di contestazione politica a priori o a posteriori. Saranno i cittadini a giudicare, al momento del voto. E il 13 aprile gli italiani hanno scelto con chiarezza. Una ragione di più – conclude Capezzone – per accelerare sulla necessaria grande riforma liberale della giustizia».

Ma a rilanciare le polemiche ci pensa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che torna sulla vicenda giustizia. Intervistato da Lucia Annunziata per il programma "In 1/2 ora", sacconi sostiene che nei confronti di Silvio Berlusconi, «è in corso un’aggressione politica da parte di un segmento della magistratura» e alcune procure «svolgono il ruolo di giocatore-improprio». Interviene anche Casini: «Se il presidente del Consiglio ritira la parte di emendamenti» sulla salva-premier «potrà contare sulla disponibilità di gran parte dell’opposizione, e quindi anche della nostra visto che siamo parte integrante dell’opposizione». La sinistra radicale con Sgobio attacca Berlusconi: «Un premier non può accusare o intimidire la magistratura in questo modo. Questo è un governo autoritario. Chi pensa che sia possibile dialogarci commette un errore fatale».

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