Il G20 di Londra «fallirà, non raggiungerà gli obiettivi che gli erano stati dati originariamente, cioè essere il momento decisivo per uscire dalla crisi e ridisegnare l’ordine economico internazionale. Per molti motivi, ma soprattutto perché quello che stiamo vivendo non è un Bretton Woods moment». A parlare è il sociologo tedesco Ralf Dahrendorf, intervistato dal Corriere della Sera.
Dahrendorf, che è anche membro della Camera dei Lord, vede due visioni della crisi contrapposte al prossimo G20, quella del centrosinistra anglo-americano e quella del centrodestra franco-tedesco: «Io stimo Barack Obama e Gordon Brown, ma in questo caso sbagliano. Ritengono che questa sia una crisi globale, mentre la possiamo definire mondiale ma non globale. Globale è il cambiamento climatico, che non può avere risposte nazionali. Ma la crisi – secondo Dahrendorf – riguarda sì tutti, cioè è mondiale, ma ha risposte nazionali, e queste contengono un nazionalismo economico. Io li vedo come globalisti, al contrario di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che sono mondialisti. Questa è l’origine del conflitto che sta alla radice del G20 del 2 aprile: è sbagliato credere che ci siano soluzioni globali».
Dalla crisi finanziaria l’uscita è una sola, secondo il sociologo:«Alla fine tutti avremo ridotto gli standard di vita di almeno un 20%. Per alcuni aspetti, a un modo di vivere che somiglierà un po’ agli anni Cinquanta e Sessanta, con molta più tecnologia ma senza l’ottimismo di quei decenni»
Perché, secondo Dahrendorf «Alla base della crisi c’è soprattutto la cultura del debito e la bolla conseguente. Sì, la cultura diffusa, ma molto diffusa, per la quale mettevi lì cinquanta euro e ti pareva normale che ti dessero un’automobile o una casa»