Nella decennale guerra che oppone il Governo a guida islamica del Sudan ai ribelli della provincia del Darfur, l’opinione pubblica mondiale ha sempre deplorato e condannato la violenza indiscriminata delle milizie governative, tanto più che il suo leader Al- Bashir è accusato di crimini di guerra.
Tuttavia, lunedì a presentarsi davanti alla Corte dell’Aia non è stato un rappresentante del Governo sudanese, bensì il comandante dei ribelli del Darfur. Abu Garda, 46 anni, aspetto educato e rassicurante, ha compiuto un lungo viaggio in incognito per raggiungere volontariamente la sede della Corte dei crimini Internazionali dell’Aia dagli avamposti militari nel cuore del Darfur. Il giudice gli ha letto diritti e imputazioni: è incriminato di crimini di guerra, inclusi omicidio e devastazione. La Corte gli contesta l’attacco del settembre 2007 contro una postazione dell’African Union, un’organizzazione umanitaria. Nell’assalto a Haskanita in Darfur, i ribelli uccisero 12 persone ferendone gravemente 8, per poi dileguarsi con mezzi ed equipaggiamento dell’organizzaazione, utili per alleviare le sofferenze di migliaia di civili intrappolati dalla guerra.
Abu Garda non avrà restrizioni e tornerà in Darfur a guidare i ribelli: la sua immagine e quella della causa che difende sono però seriamente compromesse.