La vicenda di Eluana Englaro anima il dibattito nel Pd. Con il rischio di nuove divisioni. In discussione c’è l’atteggiamento da tenere nel momento in cui il decreto legge del governo arriverà nell’aula del Senato. Walter Veltroni ( “Questo non è un disegno di legge sul testamento biologico ma si parla di un caso su cui lo Stato interviene senza tener conto della scelta dei genitori e delle sentenze che sono state emesse”) e Dario Franceschini annunciano il loro no, alcuni parlamentari non parteciperanno al voto, mentre la pattuglia dei Teodem (cinque deputati e sette senatori) e nomi di peso del Pd come Enrico Letta, Beppe Fioroni, Pierluigi Castagnetti e Francesco Rutelli, annunciano invece un voto favorevole. Votando in sintonia con il governo (pochissimi i “dissidenti”) e con l’Udc.
Nell’impossibilità – per ora – di una posizione unanime il Pd ha deciso di lasciare la libertà di coscienza ai propri parlamentari. Tuttavia, la linea prevalente dei gruppi del Pd prevarrà nel corso delle assemblee dei rispettivi gruppi di Camera e Senato. In pratica, oggi alle 17, la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro proporrà un orientamento del gruppo per il “no” da coniugarsi però con la liberta’ di voto. Orientamento prevalente che sarà verificato nella discussione dentro i gruppi ma non, a quanto si apprende, con un voto finale delle assemblee di Camera e Senato.
Una decisione che, di fatto, vedrà i parlamentari democratici non votare in modo unanime. Dando un’immagine che rischia di creare disorientamento nell’elettorato. Veltroni però getta acqua sul fuoco. “Bisogna abituarsi al fatto che nei grandi partiti esistano posizioni diverse sulle questioni etiche. Materie nelle quali non può scattare la disciplina di partito. “Ma siamo tutti d’accordo – continua il leader Pd in una intervista all’Unità – nel respingere la manovra di Berlusconi, nel manifestare a favore della Costituzione, nell’affermare la priorità del rispetto delle leggi. Gravissimo, tra l’altro, che si faccia un provvedimento a fronte di una sentenza passata in giudicato”.
Nel frattempo, Antonio Di Pietro, annuncia il suo “no” senza mezzi termini (nonostante il suo partito vada verso la libertà di voto): “Staccare la spina è un diritto” dice il leader dell’Idv che definisce Berlusconi “un caso psichiatrico”.