È diventata definitiva la condanna a mille euro di multa per Bruno Vespa e la giornalista Valentina Finetti, accusati di diffamazione per un servizio del 13 febbraio 2002 che ‘Porta a Porta’ ha dedicato al delitto dell’Olgiata (del 10 luglio del 1991).
La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato quanto deciso in appello lo scorso novembre. In quella occasione, i giudici di
secondo grado, ribaltando la sentenza di assoluzione per Vespa e la Finetti, per non aver commesso il fatto, emessa dal tribunale nel 2005, diedero ragione al costruttore Pietro Mattei, marito della vittima (la contessa Alberica Filo della Torre), che si era costituito parte civile con i figli attraverso l’avvocato Luigi Di Majo.
Secondo l’accusa, nel servizio mandato in onda su Raiuno, veniva offesa la reputazione di Mattei e dei figli, accostando l’omicidio a misteriosi conti miliardari, ad una relazione extraconiugale della vittima con un funzionario del servizi segreti, a un desiderio della stessa vittima di divorziare, ai fondi neri del Sisde, a presunti depistaggi.
Non solo, ma, stando al capo di imputazione, nel servizio si diceva anche che Pietro Mattei era stato sospettato dell’omicidio ma scagionato grazie all’analisi del dna e che era stato accusato da una donna che avrebbe fornito ai magistrati nuovi elementi consegnando anche gli abiti che l’uomo avrebbe indossato il giorno dell’omicidio, omettendo di riferire che la donna era stata condannata per diffamazione a mezzo stampa in danni di Mattei.
Vespa, come responsabile della trasmissione tv e delegato al controllo, non avrebbe impedito la programmazione del servizio giornalistico.