Palazzo Marino e il Comune di Milano sono solo il caso più eclatante. Ma la bolla dei derivati ĆØ pronta a scoppiare in 526 enti locali italiani. Da Roma, che per āristrutturare un debitoā di 460 milioni di euro, si ritrova a dover pagare alle banche 620 milioni. Ad Ariano Irpino, dove, fatte le dovute proporzioni, sarĆ un bel problema ripianare il buco di un milione.
Il problema riguarda insomma Comuni e Regioni di tutta Italia. In tanti, senza le dovute competenze, hanno accettato di utilizzare questi rischiosi strumenti finanziari proposti dalle banche. A febbraio lāAnci (lāassociazione dei Comuni) ha chiesto alla commissione in Senato che indaga sui derivati di poter rinegoziare i contratti e istituire un organo di conciliazione.
Qui la politica. Ma la bolla dei derivati, come il caso di Milano insegna, non ĆØ solo una faccenda che interessa la Corte dei Conti: si sta aprendo tutto un versante giudiziario. Da Torino a Taranto le procure indagano. Le irregolaritĆ riscontrate sono nelle commissioni occulte degli istituti bancari ma anche in una certa ambigua colpevole āleggerezzaā da parte degli amministratori locali che hanno sottoscritto i contratti.