Dimissioni irrevocabili e con effetto immediato. La decisione di Dino Boffo di lasciare Avvenire, dopo oltre 15 anni di direzione, con una lettera indirizzata alla Conferenza episcopale italiana, ha fatto scatenare le fulminee reazioni del mondo politico e della stampa.
Il Cardinale Angelo Bagnasco, pur accettando le dimissioni di Boffo ha voluto ribadire: «l’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico». Nel frattempo è arrivato il “No comment” da parte del Vaticano, per voce del responsabile della sala stampa, padre Federico Lombardi.
Immediata la giustificazione del direttore del Giornale Vittorio Feltri: «Non volevo le sue dimissioni»; sono affari interni alla chiesa; io non pensavo minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema». «Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi – ha proseguito Feltri – la cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige».
Il Comitato di redazione dell’Avvenire, confermando la propria volontà di proseguire il lavoro senza «piegarsi alle intimidazioni», fa sapere: «Le dimissioni rassegnate oggi dal direttore Dino Boffo sono l’amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni».
Mentre l’Unione della stampa cattolica ha definito le ultime giornate: «orribili per il giornalismo italiano», la Federazione nazionale della stampa italiana ha dichiarato: «Certamente grande è il disagio per questa vicenda in cui, un concatenarsi di iniziative che promosse o riconducibili a sedi diverse, hanno visto una forma di giornalismo proporsi, di fatto, come arma impropria contro giornali o giornalisti non più concorrenti ma considerati, nella sostanza, nemici, se possibile da colpire o rimuovere».
E sul versante politico, parole di stima per Boffo sono arrivate dai rappresentanti dell’Italia dei valori, del Pdci e del Pri. Dario Franceschini ha dichiarato: «C’è da tempo una regia di intimidazione nei confronti della stampa libera, almeno di quella parte della stampa che non è già condizionata dal conflitto di interesse». «Anche per questo – ha proseguito – io sono soddisfatto che ci sia questa mobilitazione organizzata non da un partito ma da associazioni, sindacati, cui saremo presenti, perché penso che la battaglia per la libertà di informazione non debba avere un colore politico, una bandiera, ma debba riguardare tutti quelli che hanno a cuore questi valori e questi principi che sono fondanti di ogni democrazia».
In una nota congiunta il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa e il presidente Rocco Buttiglione scrivono: «Dino Boffo è un cristiano vero che ha dato una lezione morale, politica e istituzionale a tutti gli italiani». E anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno fa sapere: «Le dimissioni Dino Boffo sono un gesto di grande nobiltà. Sottolineano come il killeraggio personale di cui è stato oggetto sia stato fuori luogo fuori misura».
Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri si dice dispiaciuto, ma poi aggiunge che si tratta di un «clima che è stato innescato dalle aggressioni del gruppo l’Espresso-Repubblica che ha alimentato questo batti e ribatti fino alle sue dimissioni».
“Last but not least” Francesco Cossiga: «Le dimissioni di Dino Boffo costituiscono un atto di filiale devozione alla Chiesa italiana ed un servizio reso alla comunità ecclesiale, e cui questa gli deve essere profondamente grata».