di Vanni
Alcuni giorni fa sul volo Praga-Vienna ho seriamente temuto per la mia vita. Nessun vuoto d’aria o incendio o scoppio improvviso. Una dozzina di donne mascherate all’islamica e con gli occhi coperti da grandi occhiali da sole, sono salite a bordo. E quanto ho provato io, lo hanno provato anche gli altri passeggeri – una per tutte, una graziosa signora austriaca si è fatta il segno della croce e ha detto neanche tanto silenziosamente «Dio aiutaci ad arrivare sani». Ho chiesto all’assistente di volo come possa essere tollerato un simile abbigliamento in volo, memori di quanto successo sette anni fa e di quanto succede nel mondo ogni giorno. La legge obbliga a mostrare il proprio volto e a rendersi riconoscibili: quando si va nei loro Paesi, la croce al collo viene sequestrata e le immagini sacre nel portafoglio confiscate. Perché noi siamo così -oni da permettere loro di spadroneggiare, di scambiare il rispetto per il concetto di «tutto è dovuto», mentre loro non sanno rispettare la nostra religione e la nostra cultura quando siamo nei loro Paesi? Paese che vai, usanze che trovi. In questo caso però non si tratta solo di usanza, ma della legge. E la legge è uguale per tutti. Vorrei proprio vedere se dopodomani sul volo per Miami mi presentassi vestito da Diabolik.