L’aumento dell’inflazione anche se temporaneo sarà più persistente delle attese. La previsione è del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che ha parlato alla Whitaker Lecture di Dublino organizzata dalla banca centrale irlandese. Servono, ha spiegato, politiche monetarie credibili e manovre tempestive, fondamentali per il contenimento dei prezzi. «Mentre nei mesi scorsi gli spillover (impennate dei prezzi di alcuni prodotti, ndr) erano stati modesti e l’inflazione di fondo era rimasta contenuta, recentemente i rischi sono aumentati – ha spiegato -. Vi sono segni di accelerazione dei costi interni di produzione; anche le misure delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine indicano la presenza di tensioni».
AUMENTO TASSI – Positiva dunque secondo Draghi la decisione della Bce che il 3 luglio ha deciso di aumentare i tassi al 4,25%, «per affrontare l’accresciuto rischio di effetti di second round sulle retribuzioni e sulla fissazione dei prezzi interni e per riaffermare il proprio impegno a ripristinare la stabilità dei prezzi». «La credibilità – ha concluso – non può essere data per scontata, come se fosse acquisita una volta per sempre. Una manovra tempestiva, che permetta il mantenimento delle aspettative di inflazione sotto controllo, è certamente preferibile alle tardive, violente correzioni operate in molti paesi decenni addietro. Vi è qualche indicazione che, nei giorni successivi al rialzo dei tassi, le misure delle aspettative di inflazione derivate dai mercati finanziari hanno smesso di crescere».
CRISI MERCATI – Draghi ha poi parlato del ruolo delle banche centrali, sottolineando che di fronte alla crisi dei mercati internazionali «occorrerebbe valutare attentamente se gli strumenti attualmente disponibili per mantenere la stabilità finanziaria sono adeguati e se è possibile superare le resistenze economiche e politiche a un ampliamento del ruolo delle banche centrali nella difesa della stabilità finanziaria».
CHOC PETROLIO – Un’analisi parzialmente positiva riguarda l’aumento del prezzo del petrolio. Draghi ha sottolineato che «a livello internazionale gli effetti negativi degli choc petroliferi sull’economia sono oggi molto meno severi che 30 anni fa», grazie alle modifiche strutturali dell’economia, «quali la maggiore efficienza energetica della produzione e del consumo e mercati del lavoro più flessibili», ma anche «la maggiore credibilità e la migliorata trasparenza della politica monetaria», fondamentali nel ridurre l’impatto sull’inflazione.
