L’INDAGINE – Dopo avere esaminato oltre duecentomila pagine di documenti (verbali di interrogatorio, lettere fra i dirigenti della multinazionale) il pm Raffaele Guariniello si è convinto che alla Eternit fossero a conoscenza dei pericoli connessi alla lavorazione dell’amianto, ma che non abbiano preso provvedimenti adeguati. La contestazione non si riferisce solo all’insufficienza delle misure all’interno dei quattro stabilimenti (impianti di aspirazione e ventilazione, strumenti di protezione personale come le mascherine, sistemi di lavorazione a ciclo chiuso per evitare la manipolazione manuale delle fibre del minerale, lavaggio delle tute da lavoro all’interno della sede), ma anche a cosa è accaduto all’esterno, nei centri abitati, dove sono stati registrati numerosi casi di malattie di residenti, perchè la Eternit, spesso, forniva manufatti in amianto per pavimentare strade e cortili, o per coibentare i tetti delle case, generando così una «esposizione incontrollata, continuativa e a tutt’oggi perdurante, senza avvertire della pericolosità dei materiali».