Se c’è una cosa che accomuna i giornali quotidiani in tutto il mondo è il loro stato di crisi. E quelli italiani non fanno eccezione. Dappertutto si parla di calo della pubblicità e delle tirature, di tagli di spese e riduzione di organico.
Ecco un rapido giro di orizzonte dei giornali nazionali.
L’Unità, si sa, è in attesa di una nuova ricapitalizzazione. Dopo le minacce di Renato Soru di chiederne il fallimento in mancanza di nuovi soci, ora l’attenzione si è spostata sulla fondazione di Raffaele Ranucci con la sua promessa di nuova liquidità: al giornale servono almeno quattro milioni. In più c’è un piano di cassa integrazione, che deve essere approvato dal cdr, secondo cui ogni redattore dovrebbe totalizzare sei giorni di “riposo forzato”.
Non stanno meglio gli altri. Al Corriere della Sera il direttore Ferruccio De Bortoli è impegnato nel far approvare da Rcs il suo contropiano per evitare il taglio di 90 giornalisti. Chiusura anticipata alle 22.30 e riduzione della foliazione potrebbero scongiurare un licenziamento di massa.
La Stampa è nel pieno di una totale riorganizzazione redazionale: Umberto La Rocca passa da vicedirettore vicario a inviato-editorialista; Cesare Martinetti assume la carica di vicedirettore.
Il Messaggero ha un piano di ristrutturazione che prevede 48 esuberi tra i redattori: nel primo trimestre del 2009 il giornale romano ha registrato perdite per 1,2 milioni. Sembra inevitabile la chiusura di alcune redazioni locali (su tutte, Civitavecchia e San Benedetto del Tronto).
Solo al gruppo l’Espresso, al momento, non hanno annunciato grossi tagli. La Repubblica, quindi, prosegue senza grandi cambiamenti.
*Scuola di Giornalismo Luiss