Votare presto vuol poi dire anche dare meno tempo e meno spazio all’Udc di Casini. Vuol dire stringerli a scegliere, riducendo drasticamente i tempi della trattativa. Per quel che valgono, sondaggi e valutazioni dicono che in ben sette Regioni, Lazio compreso, quel che farà l’Udc sarà decisivo per la vittoria dell’uno o dell’altro. All’Udc piacerebbe sia tirarla in lungo, sia mostrare al paese il doppio corteggiamento di Pd e Pdl nei suoi confronti, sia concludere il tutto alleandosi più o meno metà di qua e metà di là. Mostrandosi per quel che si può, sia autonoma che indispensabile: si può dire che questa sarebbe la vera e lunga campagna elettorale dell’Udc. Che avrebbe anche il tempo per raccogliere, eventualmente, qualche scontento dell’esito del congresso Pd (segretario Bersani) oppure qualche cattolico che, almeno alle Regionali, presenterà il conto a Berlusconi per la vicenda Boffo. Dunque, tagliare il tempo al Pd e anche all’Udc: i “due piccioni con una fava”.
E meno tempo prima del voto significa anche evitare o almeno ridurre il problema interno: la concorrenza nervosa con la Lega per le candidature. Si va ad confronto Berlusconi-Bossi, si litiga anche un po’ per le presidenze di Lombardia e Veneto, ma si decide perchè si deve decidere in fretta senza lunghe ed opposte campagne pubbliche.
Il Pdl e il governo di ftto già giocano la partita perchè, se alle europee un po’ si è potuto scherzare, le Regionali fanno eccome “classifica” politica. Il centro destra si aspetta di rovesciare la geografia elettorali dei governi regionali fissata prima della grande avanzata e vittoria berlusconiana. E, soprattutto, non può permettere che il suo ruolo di vincitore annunciato si trasformi in quello di chi arriva prima di un soffio o addirrittura pareggia.