Eliot Spitzer/ L’ex governatore “a luci rosse” va in tv e tuona: “La prostituzione resti illegale”

È tornato a parlare, questa volta al “The Rachel Maddow Show”. L’ex-governatore di New York, Eliot Spitzer, ha rilasciato una lunga intervista spaziando dalla crisi finanziaria alle difficoltà delle banche fino allo scandalo a luci rosse che lo costrinse alle dimissioni nel marzo del 2008.

Spitzer ha criticato il modo in cui l’amministrazione Obama ha gestito il salvataggio delle banche e ha ricordato come, quand’era procuratore generale di New York, fece causa ad AIG e ad altri istituti di credito di Wall Street.

E alla domanda se esiste o meno un legame tra quelle inchieste e i fatti che hanno portato all’attuale crisi, Spitzer ha risposto: «Assolutamente». Perché se il funzionamento e i meccanismi degli strumenti finanziari complessi come i derivati o le equity swap sono cambiati nel corso degli anni, «il sistema di frode contabile è rimasto lo stesso. E il desiderio disperato di ritoccare i libri è uno dei principali ingredienti del collasso finanziario».

Spitzer ha mostrato preoccupazione perché, nonostante il governo stia spendendo miliardi di dollari per tirare  fuori dai guai queste compagnie, «poco o nulla sta cambiando». «Stiamo facendo pochissimo per combattere i problemi sistemici delle compagnie – ha detto l’ex governatore – resuscitiamo un sistema già morto». «La nostra economia – ha proseguito – ha vissuto troppo a lungo con un eccesso di leva finanziaria. Dobbiamo portare il sistema produttivo su binari diversi».

Nella seconda parte dell’intervista l’ex-governatore, rievocando lo scandalo-escort che lo vide coinvolto in un vasto giro di prostitute d’alto bordo,  ha spiegato che le sue dimissioni sono state «doverose per la famiglia e per lo stato».

E quando gli è stato chiesto «Crede che la prostituzione debba essere legalizzata?», Spitzer ha prima puntato l’indice: «No, perchè non possiamo dimenticarci delle vittime della prostituzione». E poi ha chiosato: «Comunque non sono la persona più adatta a giudicare».

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