«Siamo soddisfatti perchè abbiamo ottenuto la conferma dell’assoluta legittimità della richiesta di Beppino Englaro ad attuare la sentenza». Così il professor Vittorio Angiolini commenta la decisione del Tar di annullare il provvedimento con cui la Regione Lombardia negava al personale sanitario di interrompere i trattamenti che tengono in vita Eluana Englaro. «Il nostro ricorso è stato accolto su tutta la linea, quello della Regione è un provvedimento illegittimo e c’è un obbligo preciso e rigoroso del sistema sanitario regionale di dare seguito all’interruzione dei trattamenti».
La Regione Lombardia non dovrà solo annulare il provvedimento che impedisce ad Eluana di rivolgeresi ad una struttura lombarda ma dovrà anzi indicare lei stessa un luogo che soddisfi le esigenze di Beppino Englaro. «Conformandosi alla presente sentenza – scrive – l’Amministrazione Sanitaria, in ossequio ai principi di legalità, buon andamento, imparzialità e correttezza, dovrà indicare la struttura sanitaria dotata di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi tali da renderla ’confacentè agli interventi e alle prestazioni strumentali all’esercizio della libertà costituzionale di rifiutare le cure, onde evitare all’ammalata (ovvero al tutore e curatore di lei) di indagare in prima persona quale struttura sanitaria sia meglio equipaggiata al riguardo».
Per Beppino Englaro, padre di Eluana, «non c’è nessun commento» da fare sulla sentenza con cui il Tar ha accolto il ricorso da lui presentato, respingendo l’istanza della Regione Lombardia che negava la disponibilità di una struttura per eseguire la sentenza che autorizzava l’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale per la donna. «La sentenza parla da sè – ha detto Englaro – non c’è nessun commento da fare, basta leggere e ci si rende conto che, grazie a Dio, viviamo in uno Stato di diritto».
"La sentenza su Eluana Englaro non può garantire in nessun modo un diritto a morire, diritto che non esiste, perchè il vero diritto è quello ala vita, che infatti è indisponibile". Il cardinale Angelo Bagnasco interviene così sul tema di una legge relativa al "fine vita" nel corso della prolusione con la quale ha aperto i lavori del consiglio episcopale permanente della Cei.