di Monica
Le analisi sui sentimenti e sulla condizione in cui si trova il papà di Eluana mi sembrano assolutamente giuste, e tuttavia non mi sembra che colgano nel segno. La Corte d’Appello non ha dato il premesso di interrompere l’alimentazione per porre fine alle sofferenze del papà di Eluana, né per porre fine alle sofferenze della stessa Eluana ( a quanto la scienza può dirci, Eluana non sta soffrendo, a differenza di altri malati; pensiamo al caso Welby). Né il papà di Eluana ha chiesto di poter interrompere l’alimentazione della figlia perché lui non sopporta più questa situazione: lo ha chiesto perché riteneva che sua figlia non avrebbe mai tollerato di vivere in queste condizioni. La corte d’appello ha ritenuto che questa convinzione di Eluana sia stata provata, e quindi ha dato il permesso. Confondere le reali ragioni di questa decisione mi sembra assai fuorviante e pericoloso; ritenere che sia giusto lasciar morire una persona malata perché chi la ama soffre troppo nel vederla in una condizione così deleteria, mi sembra una posizione che – per quanto animata da umana compassione e pietà – si presta a sviluppi devastanti quanto sinistri. La medicina deve occuparsi del malato e fare ciò che è meglio per lui, non per chi gli sta intorno. Nel caso di Terry Schiavo, in un servizio al tg, vidi un cartello su cui era scritto "Terry non è morta, è solo handicappata"; mi chiedo: è giusto considerare morta una perosna solo perché, pur respirando da sola, non ha più la capacità di alimentarsi da sola? E’ giusto considerare morta una persona solo perché, non avendo più le sue capacità cognitive, non può più comunicare con noi? Perché non può dare più nulla agli altri nemmeno dal punto di vista affettivo?