ELUANA, SOSPESA ALIMENTAZIONE: I MEDICI DI UDINE, ”ANDIAMO AVANTI”

 Una flebo in vena di Fenobarbital per evitare attacchi epilettici come prevede il protocollo. Il professor Carlo Defanti che spegne completamente la macchina per la nutrizione artificiale collegata al sondino nasogastrico. Due medici anestesisti inviati dalla procura che registrano l’ora – sono le sei del mattino, sono passate 72 ore dal suo arrivo a Udine, diciassette anni da quell’incidente che le ha impedito di vivere – ed Eluana Englaro inizia a morire per davvero. L'équipe in camice bianco coordinata dal primario anestesista Amato De Monte – ci sono cinque donne, tra le infermiere tutte volontarie c’è pure la sua compagna – si muove che non è ancora l’alba. Sono passati tre giorni dall’inizio della «familiarizzazione» con la paziente, stabilito dal documento lungo otto pagine firmato da tutta l'équipe che giorno e notte assiste Eluana che avrebbe voluto morire pur di non vivere così. Sono passati sette mesi dalla sentenza della Corte d’Appello di Milano. Tre da quella della Cassazione. Silvio Berlusconi vuole fare una legge. Il presidente Napolitano è sicuro di non firmarla.

I rumori della politica sono lontanissimi da questa stanzetta d’angolo con un letto di metallo e infermiere servizievoli che in silenzio, senza niente in cambio, si occupano di questa ragazza con i capelli lunghi adagiati sul cuscino, il viso spento, gli occhi aperti che guardano il nulla. A vigilare sulla quiete della stanzetta a piano terra della clinica «La Quiete» ci sono due vigilanti armati. Nessuno può entrare. Anche le polemiche rimangono fuori. C’era il timore che la procura mandasse la polizia. «La nostra inchiesta riguarda unicamente i contenuti degli ultimi esposti», fa marcia indietro il magistrato capo di Udine Antonio Biancardi. Nel pomeriggio si sbriciola anche il tentativo del Consiglio dei ministri di fermare il protocollo avviato con la sospensione totale di ogni forma di nutrimento artificiale fin da subito. L’avvocato Giovanni Campeis nel suo studio al terzo piano, resiste al doppio bombardamento della politica e delle telecamere: «Un decreto legge senza controfirma non ha alcun valore. Andiamo avanti nella legalità come avevamo sempre detto». Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi insiste. Oggi sono arrivati gli ispettori del ministero che devono valutare se la casa di riposo di via Sant’Agostino ha tutti i requisiti per assistere Eluana. E’ l’ennesima tempesta su «La Quiete». Non sarà l’ultima. L’avvocato Campeis giura che l’invio degli ispettori non produrrà effetto: «Dubito del loro potere. Hanno compiti amministrativi. Non possono intervenire sull’esecuzione di un provvedimento giudiziario». Dalla clinica ripetono quello che dicono dal primo giorno: «Daremo ogni chiarimento. Siamo un’azienda pubblica indipendente dal sistema sanitario nazionale, connotata da autonomia statutaria, regolamentare, patrimoniale e gestionale. Viviamo solo di rette corrisposte da privati».

La clinica ha solo fornito quella doppia stanzetta, una è per Beppino Englaro che è rimasto a Lecco. I medici sono volontari. I volontari sono riuniti nell’associazione «Per Eluana». Si sono offerti perché ci credono. Sono stati scelti per la loro esperienza in cure palliative o in reparti di rianimazione anche se sono molto giovani. Di quello che succede fuori dalla stanzetta dove accudiscono Eluana, vogliono sapere niente. C’è troppo da fare. Troppo a cui pensare. C’è Eluana da assistere. La flebo con il Fenobarbital da controllare. Come ogni giorno, ogni santo giorno da diciassette anni, bisogna passare una spugna sul corpo morto di questa ragazza. Bisogna controllare che non insorgano infezioni. Bisogna accertarsi che il sondino nasogastrico oramai definitivamente vuoto ma «lasciato a dimora» come prevede il protocollo, non crei problemi. Le sacche con il nutrimento artificiale oramai inutili rimangono in un angolo. Non sono acqua. Non contengono pane. Il pane e l’acqua sono solo simboli di una protesta che davanti alla clinica va avanti da giorni. Giacomo Campagnolo da Codroipo è arrivato con due bottiglie piene di minerale: «Volevo fare la mia parte». Su un muretto ci sono fiori gialli senza biglietto. E un foglietto scritto a penna da una Giulia tra tante: «Per il papà di Eluana: qualunque cosa decidi ti sono vicina. Dio ti sostenga».

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