LO SCONTRO – Dopo quasi 17 anni dunque la Cassazione potrebbe scrivere la parola «fine» alla vicenda della ragazza lecchese in coma vegetativo permanente dopo un incidente stradale attraverso la sentenza della Cassazione. Per la Santa Sede interrompere l’alimentazione è «disumano ed equivale a un assassinio». Dal canto suo il procuratore generale della Suprema Corte ha chiesto durante l’udienza l’inammissibilità del ricorso della Procura di Milano contro la Corte d’appello del capoluogo lombardo («Il Pm di Milano non era legittimato a muovere l’azione in quanto non si tratta di un interesse generale e pubblico ma di una tutela soggettiva e individuale di Eluana»).
«È ORA DI LASCIARE MORIRE ELUANA» – E se la posizione del Vaticano è netta, altrettanto lo è quella della famiglia di Eluana. Beppino Englaro, che ha condotto per più di tre lustri una dura battaglia per regalare alla figlia la «naturalità della morte», ha promesso che non parlerà più con nessuno. E allora è l’avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana, a esprimere la posizione della famiglia: «Non si possono muovere dubbi sulle condizioni di Eluana, sono tali da anni. È ora di lasciarla morire come chiede suo padre».
LA SENTENZA – I magistrati in teoria hanno 30 giorni di tempo per la decisione. Ma il caso Englaro, oggi 37enne, viene considerato urgente anche perché la stessa Suprema Corte, a settembre scorso, su richiesta del Pg di Milano, ha sospeso l’esecuzione del decreto della Corte d’appello. Per questa ragione non è escluso che i giudici delle sezioni unite possano depositare almeno il dispositivo della sentenza in due-tre giorni.
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