Un Paese che cambia, e perde, sul piano della geografia politica, le sue residue certezze. Le ultime amministrative, per esempio, hanno aggredito una tradizionale roccaforte dell’elettorato di Sinistra, l’Emilia Romagna.
Così, in una delle regione più “rosse” d’Italia, dopo le regionali, sono stati avvistati i primi “alieni verdi”, i sindaci della Lega Nord. Per ora sono pochi e amministrano comuni di dimensioni ridotte, ma il dato resta. Sezioni di partito “fantasma” che avevano 3 iscritti solo pochi anni fa, adesso ne hanno oltre 150 come a Guastalla, in provincia di Modena.
Il primo sindaco “verde” della storia dell’Emilia in ordine cronologico è Giorgio Bedeschi, eletto a Viano (Reggio Emilia) con un 57% al ballottaggio. Artigiano in pensione di 61 anni, il primo cittadino, una vita da comunista, racconta la sua “folgorazione” per Umberto Bossi: «Ho aperto un gazebo in piazza, al mercato, con la bandiera e il volto del grande Umberto».
A Bondeno (Ferrara), invece, è stato eletto un ragazzo di 30 anni, Alan Fabbri, ingegnere. Racconta di gente di sinistra che lo fermava per strada dicendo che lo avrebbe votato perchè il candidato del Pd «è molto meno di sinistra».
La nuova classe dei sindaci leghisti ha un denominatore comune: vengono tutti da famiglie comuniste, che spesso li hanno votati di nascosto mettendo la croce sul nome per non dover barrare un “simbolo nemico”.
Per Luca Caselli, sindaco di centrodestra eletto a Sassuolo, prima ancora che una vittoria della destra, in Emilia si deve parlare di un tonfo della sinistra: «I compagni erano certi di non poter mai perdere. Sono stati puniti dall’arroganza».
