Quando si dice “perdere la testa” per amore. La parabola di Anna Bolena, dama di compagnia di Caterina d’Aragona, poi amante di Enrico VIII, regina per pochi anni, infine decapitata dall’uomo che per lei aveva “rotto” con la Chiesa di Roma, segna innegabilmente la storia d’Inghilterra in una delle sue svolte più cruciali.
Il momento in cui, secondo lo storico David Starkey, curatore della mostra “Henry VIII: Man and Monarch” inaugurata in questi giorni a Londra in occasione del cinquecentenario della sua ascesa al trono «la storia inglese cambia»: da Paese profondamente cattolico e integrato nell’Europa dell’epoca a regno “Euroscettico” ante-litteram, ostile e isolato dal continente.
A marcare il confine tra i due periodi, una lettera d’amore di Enrico VIII ad Anna Bolena del 1527. Dopo anni di trattative con il Vaticano (che nei suoi archivi custodisce un carteggio di ben 17 missive scritte di proprio pugno dal sovrano sanguinario), la British Library di Londra è riuscita ad ottenere la preziosa dichiarazione d’amore per l’esposizione inaugurata la scorsa settimana e in corso fino al 6 settembre.
La lettera, scritta durante il corteggiamento segreto del sovrano, mostra il lato tenero, appassionato e persino devoto del tirannico monarca, passato alla storia non solo per lo scisma anglicano, ma anche per le sue sei mogli e per le numerose condanne a morte che segnarono il suo regno.
«Le prove del vostro affetto sono tali (…) che mi costringono ad onorarvi, amarvi e servirvi per sempre» scrive Enrico VIII, annunciando la sua irrevocabile intenzione di sposarla. Forse perché ossessionato dal desiderio di quel figlio maschio che la prima moglie, Caterina d’Aragona, non era in grado di dargli e che lui reputava indispensabile per assicurare la stabilità della dinastia dei Tudor, forse perché attratto a tal punto dalla ritrosia della Bolena (che rifiutò di concedersi fino al 1532) da essere totalmente accecato dalla passione.
Determinato a sposarla anche a costo di rompere la salda alleanza con papa Clemente VII, che gli rifiutò l’annullamento del primo matrimonio. E ad arrivare, nel 1534, all’Atto di Supremazia, che ne ufficializzò il ruolo di capo della Chiesa d’Inghilterra.
Sfortunatamente per Anna, la passione del re non durò a lungo: appena tre anni dopo il matrimonio, fu decapitata il 19 maggio 1536 e “sostituita” da una nuova moglie, Jane Seymour, solo 11 giorni dopo. Ma guardando quella lettera, che Enrico firma racchiudendo le iniziali dell’amata (A. B.) in un cuoricino e in cui le promette che «d’ora in poi il mio cuore sarà dedicato soltanto a voi», non si può dubitare che anche lui, in quel momento, avesse davvero “perso la testa”.
Sara Grattoggi
(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)