In campagna elettorale Silvio Berlusconi diceva: tra le tante ragioni per votare Pdl c’è anche quella di fare la delegazione italiana al Parlamento europeo la più numerosa all’interno del partito popolare europeo, condizione che ci permetterà di avere finalmente un italiano alla presidenza del parlamento continentale. L’italiano era Mario Mauro e con questa candidatura in tasca e in animo Berlusconi è andato alla riunione del Ppe.
Dove però non ha trovato la maggioranza per Mauro. Si sono opposti i polacchi che sostengono il loro candidato, Jerzy Buzek e, a ruota i francesi di Sarkozy che convergono sul nome del polacco. Risultato una candidatura ufficiale del Ppe non c’è ma lo stesso Berlusconi ha detto in quella sede che, se non va, non va, ci sono altre cariche da assegnare agli italiani.
Tornato in patria però Berlusconi ha scoperto che il colpevole del mancato successo non sono i popolari polacchi o i conservatori francesi, ma il Pd italiano. Secondo il premier questo partito, italiano, sarebbe colpevole, di intenzione peraltro non ufficiale, di non votare il candidato italiano, Mauro appunto. Per il Pd Sassoli gli ha risposto di guardare prima in casa sua, nel Ppe europeo appunto, e di scoprire perchè lì la sua candidatura non sia passata. Ma Berlusconi rinfaccia alla sinistra italiana il voto di Forza Italia a suo tempo dato a Prodi in sede europea. Vero, ma Prodi ce l’aveva fatta ad esser candidato. Non così Mauro, cui la sponsorizzazione di Berlusconi non è bastata, non almeno tra i partiti “fratelli” e affini del Pdl.