I radicali italiani scrivono al presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, per chiedergli «di farsi promotore di un nostro appello presso i Vescovi affinché scelgano di far parte delle delegazioni che nei giorni 14, 15 e 16 agosto visiteranno gli istituti penitenziari italiani».
«L’iniziativa “ferragosto in carcere”, organizzata da noi Radicali nei giorni 14, 15 e 16 agosto – si legge nella lettera firmata dalla deputata radicale del Pd Rita Bernardini e da Antonella Casu, segretaria nazionale – ha avuto presso parlamentari italiani ed europei, consiglieri regionali e garanti dei diritti dei detenuti, un ascolto che è andato ben al di là delle nostre previsioni: in 150, di tutti gli schieramenti politici, infatti, visiteranno 175 delle 221 carceri distribuite su tutto il territorio nazionale. Lo faranno per unirsi alla ‘comunità penitenziaria’ per una ricognizione approfondita di una realtà che registra oggi un numero mai visto prima di ristretti: 64mila esseri umani stipati in spazi che potrebbero ospitarne legalmente solo 43mila».
«Come saprà – ricordano i Radicali nella lettera a Bagnasco – l’articolo 67 dell’ordinamento Penitenziario riconosce agli ordinari diocesani e all’ispettore dei cappellani il diritto di visitare le carceri senza autorizzazione, che è invece richiesta per i ministri di culto. Le scriviamo per chiederle di farsi promotore di un nostro appello presso i Vescovi affinché scelgano di far parte delle delegazioni che nei giorni 14, 15 e 16 agosto visiteranno gli istituti penitenziari italiani».
«Questo ferragosto in carcere costituisce – scrivono Bernardini e Casu – la più consistente visita di sindacato ispettivo mai realizzata in Italia, visita che avviene nel momento in cui non solo si registra il picco massimo di presenza di detenuti dal dopoguerra, ma anche una carenza spaventosa di personale e risorse ridottissime persino per l`ordinaria amministrazione».
«È con fiducia che ci rivolgiamo a Lei – osservano – consapevoli dell’importanza che la Chiesa cattolica da sempre riconosce all’assistenza ed al conforto dei detenuti. Un segno, anche simbolico, della presenza dei ministri del culto cattolico proprio in quei tre giorni sarebbe un forte incoraggiamento per i legislatori ad occuparsi senza più rinviarla di una questione divenuta umanamente insostenibile. Uniamo le forze, questa volta sì, per un obiettivo comune: il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione Repubblicana e con esso della dignità della persona umana».