Un appello al Parlamento e al Governo arriva dal presidente della Fieg, Carlo Malinconico, affinché «in questa difficile stagione» si adottino misure che sostengano le imprese editoriali e consentano loro di programmare il futuro.
Malinconico dà atto a Parlamento e Governo di aver recentemente manifestato «qualche importante segnale di attenzione» al settore. Si tratta «di segnali importanti che non sottovalutiamo, che ci lasciano ben sperare ma che giudichiamo ancora insufficienti».
Malinconico ha tenuto la sua relazione durante l’assemblea pubblica in cui è stato presentato il rapporto annuale sulla situazione dell’editoria.
Se il valore della stampa «è quello immutato di garante della democrazia, del pluralismo, dell’informazione» e se la situazione di crisi attanaglia il settore «emerge con chiarezza che occorre porre mano alla progettazione di una nuova stagione, per la modernizzazione e il rilancio dell’editoria giornalistica».
Sono cinque le misure prioritarie che Malinconico elenca nella sua relazione in cui spiega: fra queste misure ci sono innanzitutto interventi per rendere effettivo il quadro degli ammortizzatori sociali, ma ci sono anche interventi di carattere «anticongiunturale» da disporre «in via d’urgenza e per un periodo sufficiente a superare l’emergenza (almeno due anni)».
Si tratta, ha elencato Malinconico, della reintroduzione del credito di imposta per l’acquisto e il consumo della carta, sul modello di quanto già fatto nel 2004. La previsione «di un’ulteriore riduzione dell’aliquota agevolata per l’Iva per il comparto dell’editoria», sulla scorta dell’esperienza di alcuni paesi europei.
E ancora: «La detassazione degli utili reinvestiti in misura incrementale rispetto all’anno precedente in campagne pubblicitarie ed in iniziative di promozione della lettura. L’esclusione del costo del lavoro giornalistico «dal calcolo della base imponibile ai fini Irap, imposta che grava in modo iniquo sulle imprese editoriali per le quali è alta l’incidenza del fattore lavoro, e l’estensione all’editoria delle disposizioni sul contenimento degli oneri contributivi previsto per le generalità delle imprese». Infine, «un compiuto sistema di responsabilità e sanzioni per assicurare il rispetto delle disposizioni in materia di pubblicità istituzionale (dello stato e degli enti pubblici, dei privati per finalità pubbliche) sulla carta stampata; disposizioni secondo cui il 60% fino al 2012, il 50% dal 2013, della spesa per acquisti per spazi pubblicitari deve essere destinata alla stampa».
Per il presidente della Fieg queste misure urgenti «potrebbero essere in gran parte finanziate con i risparmi che conseguono all’applicazione del regolamento formulato dalla Presidenza del consiglio dei ministri ed in particolare all’applicazione della disposizione secondo cui il debito della stessa Presidenza nei confronti di Poste per le tariffe di abbonamento postale va rapportato alle condizioni praticate da Poste per il medesimo servizio al migliore prenditore e quindi a condizioni di mercato».
Anticipare questa disposizione, anche in via amministrativa, rispetto ai tempi di approvazione del regolamento, «darebbe – ha sottolineato Malinconico – un gettito significativo da utilizzare per le misure prioritarie».
Nella sua relazione Malinconico ha sottolineato la necessità di «interventi di sistema» tantopiù ha detto «che di una legge di riforma dell’editoria si parla da tempo ma senza che i governi che si sono susseguiti siano riusciti a portare a termine il disegno riformatore».
Ecco perché – ha sottolineato – gli editori hanno salutato con grande interesse la preannunciata indizione degli stati generali dell’editoria che affrontino la generalità dei problemi, da quelli economici delle imprese a quelli sociali. Una iniziativa, quella del sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Bonaiuti, che la Fieg auspica abbia «successo» e che possa portare attraverso la costituzione di gruppi di lavoro e la raccolta di proposta e materiale, alla formazione di un panorama completo per il legislatore. La Fieg – ha sottolineato – «richiede anzi a gran voce che sia questo il modo di legiferare su un tema così complesso e non si insista più con iniziative episodiche che rischiano di aggravare la confusione e l’inefficienza regolatorie».
Il riferimento è alle disposizioni sulla pubblicità legale, ma anche al Ddl Alfano sulle intercettazioni «da noi criticato perché prevede una pesante responsabilità dell’editore» sovrapponendo in modo confuso questa a quella del direttore responsabile del giornale. Insieme alle misure urgenti la Fieg avanza anche alcune proposte rispetto agli stati generali dell’editoria per il sostegno e il rilancio delle imprese editoriali. Dalla creazione di un fondo per la nuova occupazione, la formazione e la multimedialità alle forme di sostegno alla modernizzazione delle rete delle edicole e della distribuzione dei giornali, dal riconoscimento economico «dello sfruttamento dei contenuti giornalistici nelle cosiddette rassegne stampa al finanziamento di una campagna nazionale per la promozione della lettura con la previsione di una settimana dedicata a tale obiettivo, ad una più esatta qualificazione di alcuni capitoli di spesa di competenza del dipartimento per l’editoria rivolte «all’agevolazione tariffaria delle pubblicazioni afferenti alla cosiddetta area del no profit, da qualificare come misure di sostegno dell’associazionismo».
«L’appello che la Fieg rivolge a Parlamento e Governo è di valutare la crisi in tutta la sua gravità, di evitare – specie in questo contesto così difficile – misure che aggravino la situazione, come quelle su una ulteriore aggiuntiva responsabilità degli editori, di dare ricorso alle richieste prioritarie ed urgenti di rilancio del settore» rappresentate dalla Federazione.
«Al presidente del Consiglio e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, la Fieg rivolge il pressante invito a sostenere e premiare lo sforzo che le parti sociali hanno compiuto nella ricerca costruttiva di un nuovo modello di sviluppo – ha detto ancora Malinconico – che pone al centro del sistema la tutela del lavoro, la dinamica dell’impresa, l’innovazione del paese con ricadute significative anche in altri settori di attività».
Nel 2008, quando la crisi economica non aveva ancora dispiegato i suoi terribili effetti, c’è stato – per il complesso delle società editrici di quotidiani – un aumento delle perdite del 100% ed una contrazione degli utili del 30%. Ed è facile «prevedere che i numeri peggioreranno ulteriormente nel 2009 se solo consideriamo che gli investimenti pubblicitari sui quotidiani nei primi due mesi di quest’anno sono diminuiti in media del 25%, con punte anche del 60% in alcuni giornali locali. Per i periodici il quadro non è significativamente diverso».
Gli andamenti trimestrali di alcuni dei principali gruppi editoriali italiani presentano nel corso del 2008 «un costante peggioramento dei conti economici, con un picco negativo nell’ultimo trimestre dell’anno», ha sottolineato ancora Malinconico che ha proseguito: «Dopo un primo trimestre tutto sommato positivo, con un fatturato in crescita del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2007, nei successivi trimestri si sono verificate flessioni (dell’1,4% nel secondo; 5,7% nel terzo; del 9% nel quarto) in media il fatturato editoriale del 2008 ha fatto registrare un calo del 3,3% rispetto al 2007».
La componente di ricavi che ha mostrato «segnali di maggiore debolezza» è stata «la pubblicità». La raccolta delle imprese editrici, positiva nel primo trimestre (+9%) ha accusato una battuta d’arresto nel secondo (-2,7 rispetto allo stesso periodo del 2007) che si è andata accentuando nel terzo (-6%) e nel quarto trimestre (-12,3%). È stata del 3,8% la flessione media annua dei ricavi pubblicitari. I ricavi da diffusione delle copie, ha sottolineato Malinconico, pur iniziando l’anno in flessione avevano dato segnali di assestamento nel secondo trimestre «con una attenuazione del trend discendente (-1,2%). Invece nei successivi trimestri il calo si è andato accentuando (-6% e -6,2% rispettivamente). La flessione media annua è stata del 2,8%». In presenza di costi di produzione sostanzialmente stabili (-0,5%) «la flessione dei ricavi ha prodotto una preoccupante riduzione dei margini industriali, circostanza che oggettivamente rappresenta una minaccia alla capacità operativa delle aziende interessate».
Il margine operativo lordo, Ebitda, che esprime il reddito che l’aziende sono in grado di generare prima della remunerazione del capitale, delle imposte, delle svalutazioni e degli ammortamenti «ha fatto registrare una flessione del 48% nel 2008 rispetto al 2007». È «evidente», ha sottolineato il presidente della Fieg «che il decremento dei ricavi e la rigidità dei costi industriali determinando un assottigliamento dei margini industriali incide negativamente sulle decisioni di investimento, in quanto incrina le possibilità di ritorno in termini di remunerazione del capitale investito». Analogo l’andamento dell’utile operativo, parametro che verifica la capacità delle aziende di vendere i propri prodotti a un prezzo che consenta di coprire non solo i costi industriali sostenuti, ma anche il deprezzamento degli impianti e degli accantonamenti a copertura dei vari rischi aziendali. La variazione dell’utile operativo in ragione d’anno è stata del -51,9%.
L’evoluzione fin qui considerata «non poteva non portare ad una forte contrazione dell’utile netto, vale a dire del risultato finale della gestione. Con questi numeri il margine operativo delle imprese per gli investimenti si azzera e il settore si avvita in una spirale di depressione» proprio nel momento in cui ha sottolineato Malinconico «servono investimenti per fare il balzo in avanti nell’innovazione e nella multimedialità». Le imprese, ha proseguito, «non possono sopravvivere in questo contesto né essere pronte a riprendere a pieno regime l’attività quando si riavvierà la ripresa. È grave che manchi la piena percezione della profondità e pericolosità della crisi nel nostro settore. L’impresa editrice oltre a essere un valore economico è anche lo strumento attraverso cui passa l’esercizio di diritti fondamentali per la democrazia: la libertà di stampa, di cronaca e di critica». In una parola, «la libera manifestazione del pensiero».
