Tutto chiacchiere e distintivo, al G8 calza a pennello la definizione che Robert De Niro-Al Capone affibbia e spalma sulle azioni degli “Intoccabili” che indagano su di lui. Tutto chiacchiere e distintivo anche il super vertice, però senza l’astio e la denigrazione che De Niro mette nella sua invettiva. Non è colpa di nessuno se il G8 è così, men che mai colpa del padrone di casa Silvio Berlusconi. Lui, semmai, ci mette il “distintivo”. È la sua cifra governante, questo lo sa fare. Altro non è nelle sue corde ma neanche nei suoi reali poteri. Non ce la fa Obama, figurarsi Silvio.
Chiacchiere e nulla più, ma non parole al vento. Chiacchiera è il giuramento solenne secondo il quale si cercheranno nuove e stringenti regole per la finanza internazionale. L’entusiasta Tremonti dice che «è stato dato un giro di manovella». Vero, peccato che la manovella non sia legata ad alcun ingranaggio: quali debbano essere queste nuove regole si sa e si intuisce, ma se si possa e come si debba mettere le redini al colosso della speculazione finanziaria nessuno è in grado, più che di dire, di fare. Per cui si giura e si rinvia.
Chiacchiera, sia pure accorata e giustificata è quella della “persona” al centro di tutto. Cioè delle persone in carne e ossa che stanno perdendo il lavoro. I governi del mondo sanno che non possono abbandonare queste persone, ma la disoccupazione è già un fiume uscito dagli argini. Si può tentare di prosciugare. Con l’idrovora della spesa pubblica. Ma l’accorta e saggia chiacchiera dice che di troppa spesa pubblica ingrassa e alla fine scoppia la rana del bilancio pubblico. Quindi saggia chiacchiera sulla “sostenibilità”.
Chiacchiera è di fatto la consapevolezza che se non si interviene sulle emissioni di gas serra si arriva al punto di non ritorno per il pianeta. Però le economie mature e le società opulente hanno il problema di convincere le rispettive opinioni pubbliche che cavarsela non sarà gratis e i due miliardi di cinesi e indiani che hanno appena cominciato a consumare non vogliono alzarsi da tavola al primo spuntino. Quindi ci si accorda sulla lieta novella ambientalista e si rinvia.
Chiacchiera è la rampogna all’Iran che reprime e alla Corea del Nord che minaccia. Se non smettono, che si fa? Qui la chiacchiera si arresta e si fa prudente e sommesso mormorio. Chiacchiera è la solidarietà all’Africa, non perché non si voglia aiutare, ma perché ogni aiuto finora ha prodotto altri guai. Chiacchiere dunque doverose e pure intelligenti. Ma chiacchiere.
E “distintivo”. Qui Berlusconi è regista e mattatore, campione e primo attore. Ha battezzato “miracolo” il G8 a casa sua. Ha allestito in Abruzzo un set ideale per l’esposizione delle buone intenzioni. Ha curato i particolari perfino degli arredi. Si può dire che il governo italiano si occupa delle “relazioni esterne” del G8 con efficacia e competenza. Invano la stampa straniera un po’ non si arrende e un po’ non capisce l’Italia berlusconiana. L’ultima del Financial Times vuole che gli italiani abbiano allestito una tecnologia che spiava i colloqui delle altre delegazioni. Una mossa segretissima, segretissima in un paese dove il sommo piacere è raccontare il segreto un secondo dopo averlo appreso. Più che spiare i dossier diplomatici è probabile che lo staff berlusconiano spii gli umori e i giudizi su vitto e alloggio. Questo sì, questo è possibile.
Si stupisce la stampa estera che Bruno Vespa possa andare e girare là dove ogni altro giornalista non può mettere piede. Non conoscono, non capiscono l’Italia: Vespa non solo è di famiglia, fa parte dello staff con compiti e incarichi primari.
Il G8 è quello che è: otto grandi governi del mondo di fronte alla più grande crisi del mondo. Cercano di non far danno, provano a non farsi sgambetti perchè la ruzzolata sarebbe generale. Reciprocamente si fidano perchè stanno tutti nella stessa barca ma reciprocamente non si affidano perchè dubitano della direzione della barca se il timone fosse consegnato al vicino di sedia. In “terra incognita” come ama dire Tremonti ognuno ha, in buona fede, la sua rotta. Il G8 del 2009 è il luogo della chiacchiera, contrita, pensosa e pure utile. Ma nulla di più. Di più Berlusconi ci mette il “distintivo”: una spruzzata di lusso, una verniciata di sorriso, un’atmosfera dolce e finta di festa tra amici.