Secondo la Cgia, un lavoratore settentrionale dichiara mediamente al fisco un reddito annuo di quasi 21.000 euro, mentre un dipendente del Sud ne dichiara 16.000. La differenza è sostanziale, e supera di gran lunga lo scarto dei prezzi del 16,5%, che per Bankitalia avvantaggia i cittadini meridionali. Non è necessario il commento del segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, per capire che «il Sud risulta svantaggiato».
Andando nel dettaglio delle singole professioni, è interessante notare che i dirigenti meridionali percepiscono stipendi inferiori del 20,5% rispetto ai loro colleghi del Nord-Ovest. La forbice si allarga per ingegneri e architetti meridionali, che se vivessero nel Nord-Est guadagnerebbero in media il 33,3% in più. Meno grave la situazione del ceto impiegatizio, che paga in percentuale “solo” 6 punti di scarto. Male, invece, le professioni intellettuali e scientifiche, a conferma della scarsa considerazione di cui al Sud godono i lavoratori specializzati.
Ma non è tutto, perchè un altro studio, pubblicato dall’Osservatorio Prezzi Opus di Nielsen Panel, rivela che addirittura nelle regioni merdionali fare la spesa al supermercato costa più che al Nord. A sorpresa, le regioni più care sono l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, l’Emilia Romagna, mentre quelle più economiche risultano Veneto, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino Alto Adige e Toscana.