Un buon marketing รจ quello che interpreta, aderisce e soddisfa il “suo” segmento di mercato. Quindi, onore all’ufficio marketing del divertimentificio Gardaland che ha interpretato il congenito fastidio italiano per le regole, ha aderito al costume nazionale di mostrarsi piรน furbi, piรน in gamba e piรน potenti del vicino, e ha soddisfatto la voglia tricolore di insegnare al pupo come si fa a fregare il prossimo. A tutto questo Gardaland ha dato forma e sostanza, finalmente c’รจ, sotto forma di prodotto in vendita, la risposta a un bisogno di consumo. Infatti a Gardaland, se paghi, la fila per andare a divertirti non la fai piรน.
Anzi, le fila diventano due, quella di chi puรฒ e quella di chi non puรฒ: 35 euro per entrare, facendo la fila per accedere a giochi e attrazioni. Ma con altri 10 euro la fila la salti e ti infili per primo. E, se ti scappa un sorriso tipo quello del Marchese del Grillo quando diceva: ยซIo sono io e voi non siete un…ยป, siete giustificati, alla sola condizione di esibire lo scontrino salta-fila.
Una signora di nome Claudia ha scritto al quotidiano “Avvenire” dicendo che รจ uno schifo e che รจ pessimo esempio per i bambini. Il quotidiano della Cei le dร ragione. Ma il marketing non conosce e pratica “moralismi”, la cosa funziona: Gardaland incassa e gli italiani godono a saltare la fila. Per uno sfizio cosรฌ 10 euro sono un buon prezzo. L’unica preoccupazione รจ per l’esaurirsiย progressivo di un’arte artigiana: quella di saltarla la fila per innata, coltivata e gratuita perizia.
