GAZA: RIPRESI COMBATTIMENTI DOPO TREGUA, ISRAELE, ”ALLARGARE OFFENSIVA”, OBAMA, ”PROFONDAMENTE PREOCCUPATO”

 Si apre qualche spiraglio per la pace, ma è ancora stretto: ha retto la tregua di tre ore per consentire l'arrivo di aiuti umanitari nella Striscia e si è manifestata una disponibilità di entrambe le parti per un dialogo con l'Egitto. La Casa Bianca, anche se in sede Onu ha sempre bloccato tutte le iniziative volte a fermare l'offensiva di Israele, ha rilasciato una dichiarazione nella quale si dice che «è urgente un cessate il fuoco duraturo».

A raffreddare le speranze di una soluzione diplomatica al conflitto è pero' arrivata la notizia che il gabinetto di sicurezza del governo israeliano ha dato il "via libera" ad un allargamento dell'offensiva contro Hamas a Gaza. Lo ha riferito una fonte militare all'agenzia France Press. «Hanno provato il proseguimento dell'operazione di terra», ha reso noto la fonte, «che comprende una terza fase di allargamento e la spinta più profonda dentro le aree popolate». «(Il governo) lascia comunque alla difesa (il compito) di stabilire se applicare la decisione».

TREGUA DI TRE ORE, POI NUOVI RAZZI – Hanno dunque retto le tre ore di tregua concordata tra Israele e Hamas. Poi, pochi minuti dopo le 15, è ripartito il lancio di razzi. La pausa dei combattimenti ha fatto seguito alle dichiarazioni di Ehud Olmert, che si era detto disposto a lasciare aperti corridoi umanitari, per Gaza. Moussa Abu Marzouk. numero due dell'ufficio politico di Hamas, ha confermato che anche Hamas ha rispettato la tregua.

VERIFICHE SUL PIANO FRANCO-EGIZIANO – Fonti politiche a Gerusalemme hanno detto che è comunque prematuro parlare di un assenso di Israele al piano del presidente egiziano Hosny Mubarak per una soluzione della crisi a Gaza. L'iniziativa franco-egiziana, hanno detto queste fonti alla radio pubblica, è importante perché Mubarak ha compiuto martedì un passo importante accettando di vedere in quali modi sia possibile arrestare il contrabbando di armi a Gaza. Israele, hanno continuato le fonti, non negozierà con Hamas ma solo con l' Egitto, la Francia e gli Stati Uniti e non ci sarà alcun accordo con Hamas e quest'ultimo non riceverà alcun premio. Il prossimo arrivo di due inviati del premier israeliano in Egitto, Amos Gilad e Shlomo Turjeman, significa solo – secondo queste fonti – l' apertura di un processo di verifica del piano egiziano e solo alla sua conclusione sarà possibile per Israele prendere una decisione. Anche la Casa Bianca si è detta favorevole in linea di principio alla proposta di pace franco-egiziana per la Striscia di Gaza, pur osservando di attendere di conoscerne il contenuto in maggior dettaglio. Il piano – che prevede la fine del lancio dei razzi contro Israele e la messa in sicurezza della frontiera tra Gaza ed Egitto – ha ricevuto l’appoggio di principio di Anp e di Israele, ma nessuna tregua è stata al momento firmata anche perché Hamas si oppone alla presenza di un contingente internazionale a Rafah, previsto dagli accordi del 2005 e sostenuta anche dall’Egitto.

FRATTINI: «GAZA TORNI ALL'ANP» – «Vogliamo che Gaza torni sotto il controllo dell'Autorità nazionale palestinese». E' questa l'idea del ministro degli Esteri Frattini, che ha aggiunto che il cessate il fuoco è da «perseguire con pervicacia perché è il primo spiraglio a una tregua permanente». «Adesso occorre il controllo sul rispetto della tregua e sul flusso e il traffico di armi che alimentano Hamas, non solo da personale internazionale, ma anche da quello dell'Autorità nazionale palestinese, che deve riprendere il controllo delle frontiere. Serve una mediazione araba, e forse la mediazione egiziana può riuscire dove in passato ha fallito. Una presenza solo europea non sarà sufficiente», ha aggiunto Frattini, sottolineando che l'Italia ha «già un impegno nella missione europea, e quando vi saranno le condizioni siamo disposti a contribuire».

LA RIUNIONE DEL GOVERNO – Olmert ha convocato il consiglio di difesa del governo israeliano per fare il punto sulla situazione a Gaza dodici giorni dopo l'inizio della operazione Piombo fuso. «Ci sono contatti in corso con le parti sui parametri di una tregua sostenibile che deve includere la cessazione totale di ogni fuoco ostile da Gaza verso Israele, e la fine dell'arrivo di armi nella striscia di Gaza», ha detto Mark Regev, portavoce di Olmert. Israele vuole che una forza specializzata internazionale trovi e distrugga i tunnel lungo il confine tra Gaza e l'Egitto per prevenire il riarmo di Hamas.

BOMBE E RAZZI – Due miliziani palestinesi sono morti negli attacchi notturni a Gaza. Fonti mediche locali hanno reso noto che finora sono almeno 660 i palestinesi rimasti uccisi dall'inizio delle ostilità e circa 3 mila i feriti. L'aviazione e la marina israeliani hanno colpito obiettivi nella zona di Rafah e nel campo profughi di Nusseirat. Ripreso anche il lancio di razzi palestinesi sparati da Gaza, che sono caduti ad Ashdod, Ashqelon e Sderot. Ad Ashqelon sono stati colpiti due edifici, ma non si ha notizia di vittime. Le scuole restano chiuse per ragioni prudenziali. Fanteria e blindati israeliani hanno evacuato mercoledì mattina Khan Younes, nel sud della Striscia di Gaza, che avevano occupato il giorno prima, e si sono ritirati dal lato israeliano della frontiera. Lo hanno indicato testimoni palestinesi. Un portavoce dell'esercito non ha commentato la notizia.

SCUOLA COLPITA – Israele «non sapeva che c'erano civili nella scuola» elementare femminile gestita dell'Onu presso il campo profughi di Jabaliya dove martedì in un attacco israeliano sono rimaste uccise almeno 40 persone. Lo ha detto Avi Pazner, portavoce del governo israeliano, nel corso della trasmissione Radio Anch'io su Radio Uno. «Hamas ha sparato mortai da questa scuola, per noi era un obiettivo militare», ha spiegato Pazner. Un portavoce militare israeliano ha riferito che l'esercito ha replicato ai colpi di Hamas partiti dall'edificio. Lo confermerebbero i corpi dei miliziani che sarebbero stati trovati tra le macerie della scuola. «Già in passato Hamas ha sparato contro le truppe israeliane dalla scuola, facendo un uso cinico dei civili», ha aggiunto il portavoce. L'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) però smentisce e chiede un'inchiesta indipendente. Christopher Gunness, portavoce del'Unrwa, ha replicato che «al 99,9% non c'erano miliziani né loro attività nell'edificio e nel complesso che lo circonda. Se le regole della guerra sono state violate, i responsabili devono essere portati davanti alla giustizia».

Il sostanziale silenzio del presidente eletto Barack Obama sulla questione mediorientale non è indifferenza, bensì rispetto della costituzione americana e del ruolo di George W. Bush che fino al prossimo 20 gennaio sarà alla guida della Casa Bianca e del governo americano. E' stato lo stesso Obama a sottolinearlo nel corso di una conferenza stampa a Washington. – Obama ha ribadito il principio secondo il quale non possono coesistere «due diplomazie» nello stesso momento, anche in presenza di una crisi come quella di Gaza: «Il mio silenzio – ha puntualizzato – non significa indifferenza».

«PROFONDAMENTE PREOCCUPATO» – Il presidente eletto Barack Obama inoltre ha ribadito di essere «profondamente preoccupato» per la situazione a Gaza. Obama ha aggiunto di «non poter fare altri commenti» finchè non sarà insediato alla Casa Bianca perchè gli Stati Uniti «possono avere solo un presidente alla volta». «Non appena sarò presidente agirò immediatamente per affrontare la situazione in Medio Oriente non solo sul problema a breve termine ma anche su quelli a lungo termine», ha aggiunto Obama.

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