Nella vicenda e' intervenuto il ministro del lavoro Maurizio Sacconi: "La libera circolazione dei lavoratori è un principio fondante dell'Unione europea che non può in alcun modo essere messo in discussione, pena la crisi del patto comunitario di Schengen".
Sacconi comprende la protesta, ma, ha detto, ''non la condivo. Nel caso specifico, inoltre – ha aggiunto -l'azienda italiana si avvale di propri lavoratori specializzati non altrimenti sostituibili nel breve periodo imposto dall'immediata esecuzione dei lavori".
Nonostante gli sforzi del governo di Londra, gli scioperi selvaggi contro il ricorso a lavoratori stranieri in Gran Bretagna continuano. Molti agenti della polizia locale hanno «affiancato» i manifestanti presenti davanti alla raffineria fin dalle 6 del mattino. Le forze dell'ordine hanno distribuito dei volantini in cui mettevano in guardia gli scioperanti a non impedire l'ingresso agli altri lavoratori.
Intanto dalla centrale nucleare di Sellafield arrivano notizie incoraggianti per chi protesta qui a Grimsby: 900 lavoratori hanno incrociato le braccia a sostegno dei loro colleghi del Lincolnshire. Che, parafrasando le parole del primo ministro Gordon Brown, continuano a chiedere «lavoro ai britannici in Gran Bretagna».
Hanno ragione gli operai inglesi a scioperare contro gli italiani, è solo questione di tempo e poi accadrà anche in Veneto. Il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota parla così degli scioperi dei lavoratori della raffineria Lindsay e in un'intervista a La Stampa e definisce il fenomeno «l'esempio più classico della globalizzazione che ci presenta il conto».
«Il mercato del lavoro dovrebbe essere regolamentato su un principio – aggiunge Cota – domanda e offerta devono essere regolamentate sul territorio. Non è così, adesso tocca a Grimsby, prima o poi si parlerà di Veneto». Secondo il capogruppo del Carroccio, nel Nord Est si sta presentando lo stesso problema: «arriva manodopera straniera che toglie lavoro ai nostri, ci vuole una moratoria sui flussi, come ha fatto Zapatero in Spagna». E quanto a coloro che provengono dai Paesi dell'Unione, Cota suggerisce di valutare l'ipotesi di sospendere gli accordi di Schengen, «non possiamo aprire le frontiere se non viene garantito lavoro ai nostri» conclude.