ROMA – In un passaggio della lettera di 16 pagine dattiloscritte che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha inviato al procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, annunciando che avrebbe lasciato l’inchiesta sull’Enav, si legge: ”E’ stato inventato il reato di cena con ministro. Mai avrei immaginato che un incontro con un ministro della Repubblica potesse esser fatto passare come un incontro con Totò Riina”.
Per il magistrato non esistono “motivi di opportunità” che possano indurre a lasciare il coordinamento delle indagini. Capaldo si dice vittima di una “aggressione mediatica” di “insolita violenza”.
Poi si legge ancora: ”Nel corso della cena con Tremonti non furono affrontati argomenti di carattere giuridico e tantomeno rispetto ai procedimenti in corso”. E’ quanto spiega il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo nella lettera inviata al capo della Procura di Roma Ferrara. Capaldo, responsabile della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, spiega poi che Marco Milanese è stato iscritto sul registro degli indagati della Procura di Roma, il 5 gennaio del 2011. E dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Fabrizio Testa e del consulente Lorenzo Cola. La cena incriminata ci fu nel dicembre del 2010. In particolare nella nota, Capaldo ricorda che in merito alle spontanee dichiarazioni di Testa queste furono rese nel pomeriggio del 13 dicembre 2010.
L’atto istruttorio, e’ ricordato, cominciò alle 15,45 e Capaldo non vi prese parte: “Il fatto è provato dall’assenza della firma in calce al verbale”, spiega. ”Uno dei pubblici ministeri, Paolo Ielo, arrivò in ritardo – ricorda nella lettera – e quindi a causa di un precedente impegno a piazzale Clodio, Capaldo si allontanò dagli uffici di piazza Adriana dove si stava svolgendo l’interrogatorio”