GIUNTA BIRMANA DA’ VIA LIBERA AD AIUTI UMANITARI DOPO CICLONE NARGIS

Il capo della giunta militare birmana, generale Than Shwe, ha acconsentito a permettere l’ingresso nel Myanmar di «tutti gli operatori umanitari», senza più restrizioni da allentare caso per caso, così che possano prendere parte alle operazioni di soccorso a favore dei quasi due milioni e mezzo di sopravvissuti alle devastazioni provocate nell’ex Birmania dal ciclone Nargis: lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, al termine di un colloquio a porte chiuse con il leader del regime, protrattosi per oltre due ore a Naypydaw, un villaggio nel folto della foresta trasformato nella nuova capitale del Paese asiatico al posto di Yangon, nota un tempo come Rangoon.

Quando gli è stato chiesto se l’apertura di Than possa essere considerata la svolta che tutti attendevano, Ban ha risposto secco: «Penso di sì». Il segretario generale dell’Onu era stato finalmente ricevuto dopo una vera e propria anticamera: il generale si era rifiutato infatti anche soltanto di rispondere alle sue telefonate subito dopo il disastro del 2 maggio scorso, e aveva continuato a opporsi ad autorizzare il flusso degli aiuti in maniera incondizionata e generalizzata. Than, che solo molto raramente si lascia vedere in pubblico, ha accolto l’ospite con sussiego, ostentando medaglie e decorazioni sulla divisa, ma gli ha concesso una stretta di mano.

Fino a questo momento la giunta, che regge il paese con pugno di ferro e lo mantiene il più possibile isolato dal mondo esterno, aveva consentito l’ingresso solo di alcuni team medici di paesi vicini, escludendo tutte le squadre occidentali. Il ciclone Nargis ha provocato 134.000 tra morti e dispersi.

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