C’รจ un ministro del Governo guidato da Silvio Berlusconi che sembra meritare il consenso anche di chi non l’ha votato: il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Si sta sforzando, in nome del buon senso, di rimettere in sesto una delle istituzioni italiane piรน disastrate, la scuola.
Quarant’anni diย rivoluzione permanente hanno lasciato il segno sulla scuola italiana. Esami di gruppo, voti politici, genitori figli della rivoluzione, insegnanti il cui livello lasciava giร a desiderare in epoca pre ’68, la scarsa capacitร di attrazione dei migliori talenti frutto di livelli retributivi umilianti: l’elenco รจ lungo, anche senza parlare degli esperimenti tentati da vari ministri.
Non si possono non riconoscere nobili intenzioni alla base della depressione retributiva degli insegnanti. Opposto al concetto, peraltro aborrito dai sindacati e dalla sinistra, in particolare quella radicale, di selezionare gli insegnanti, pagando quelli bravi in modo competitivo con mestieri quali il vigile urbano e lo spazzino, c’era la necessitร di dare occupazione a tanta gente che aveva studiato sognando un futuro senza lavoro manuale e c’era l’utopia, senza confronto con il bilancio statale complessivo, di fornire attraverso la scuola un servizio che uno stato sociale dovrebbe in effetti fornire, quello di dare alle famiglie, dove sempre piรน lavorano in due, un servizio di doposcuola che tenga i ragazzi fuori dalle strade e lontano dalle tentazioni fino al rientro dei genitori.
Poichรฉ perรฒ il mestiere della scuola รจ quello di preparare i giovani a essere classe dirigente e ancheย intermedia di un paese che non รจ chiuso in se stesso come l’Albania di Henver Hoxa, ย ma รจ inserito in un sistema continentale, per non dire, come รจ di moda, globale, la scuola italiana si รจ rivelata non adeguata al suo compito.
C’รจ uno strascico di ’68 e successivi in questo fallimento, basato sulla premessa, giusta peraltro, che il rigore nell’insegnamento e nelle selezioni penalizza i ragazzi dei ceti piรน deboli. Una delle piรน gravi colpe del ’68 รจ di avere sfasciato la scuola e l’universitร , con la violenza e la prepotenza che solo ragazzi viziati di buona famiglia sanno di potere usare impunemente. Poi sono scappati, lasciandosi dietro le macerie, per occupare posizioni di potere nel mondo dei padroni che volevano eliminare.
I problemi invece sono rimasti, solo aggravati. Non รจ abbassando i parametri per tutti che si aiutano i piรน deboli; si aiuta solo tutti a essere piรน ignoranti.
I figli dei ricchi poi recuperano, perchรฉ l’ambiente in cui crescono fornisce ricchi stimoli alternativi e poi aiuti per l’inserimento nella vita reale. I figli dei poveri sono comunque condannati ai modelli culturali abietti che la sinistra laureata aborrisce, mentre li aspetta una vita di lavoro dalla quale tutti avevano giurato di volerli fare evadere.
L’esperienza conferma il buon senso: i piรน deboli si aiutano mettendoli in condizione di competere con i figli dei ricchi con un sistema di borse di studio che permetta di attuare anche in Italia quel che รจ la forza degli Stati Uniti, dove รจ garantito l’accesso alla piรน elevata e selettiva educazione a chi altrimenti non potrebbe e di conseguenza รจ garantito alla sala di regia del paese l’afflusso dei talenti che il sistema classista finto populista e finto democratico all’inglese o all’italiana esclude. Il resto sono chiacchiere foriere di catastrofe, come appunto รจ accaduto alla scuola italiana.
La Gelmini sembra impegnata a rimettere la scuola in carreggiata, compito non facile perchรฉ una macchina immensa come l’istruzione pubblica italiana ha un’inerzia da transatlantico. A complicare le cose ci si mettono anche le spinte localistiche che sembrano germogliare di tanto in tanto nel Nord Est: ora รจ la Lega a sostenere il non senso del dialetto, un paio d’anni fa era la sinistra in Friuli.
Il dialetto รจ una cosa bellissima, che va anche tutelato come valore culturale opposto allo spianamento massificante della Tv. Ma oggi in Italia l’analisi logica e la consecutio temporum, non per le belle lettere ma per il rigore degli affari e dei contratti, sono giร un optional. Il diversivo del dialetto appare piรน una provocazione in una partita che si gioca su altri tavoli.
A credito della Gelmini, il numero dei bocciati in aumento sembra dimostrare che siamo sulla buona strada, una garanzia, non per il sadico piacere di vedere dei giovani ripetere l’anno ma nella convinzione che, partendo da lรฌ, sarร forse possibile lavorare a ritroso, se nei prossimi anni non ci saranno ancora cambiamenti in senso contrario.
