GOVERNO OTTIENE FIDUCIA ANCHE AL SENATO, SI’ DI ANDREOTTI E COSSIGA

Il governo ha ottenuto la fiducia anche al Senato. A favore dell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi hanno votato 173 senatori, 137 i contrari.

Prima del voto c’era stata la tradizionale replica agli interventi delle forze politiche del presidente del Consiglio. «Non ci sono stati attacchi pregiudiziali da parte dell’opposizione, si è parlato soprattutto di contenuti. Finalmente siamo una democrazia bipolare. E così funziona e deve funzionare una democrazia matura e compiuta. Sì alle critiche, no agli attacchi personali». Silvio Berlusconi aveva iniziato con questa sottolineatura il suo intervento nell’aula di Palazzo Madama. «La sinistra non più subalterna all’estremismo e al giustizialismo – ha sottolineato nel suo intervento il pemier -. Si sta avviando un clima parlamentare nuovo all’insegna del rispetto reciproco e senza confusione di ruoli».

Il presidente del Consiglio ha poi parlato delle priorità, tra cui la detassazione della prima casa, «frutto dei sacrifici delle famiglie». E ha ribatito che il governo si appresta ad affrontare «una situazione estremamente difficile» e per questo «non possiamo perdere tempo in contrapposizioni sterili e pregiudiziali». Non rinuncia alle battute il Cavaliere: dopo quella del «se po’ ffà» rivolta ieri a Veltroni, ha preso spunto dall’intervento dell’esponente del Pd Morando che aveva sottolineato come nel suo primo intervento al Senato il premier avesse pronunciato una ventina di volte la parola «crescere». «Si vede che ce l’ho dentro – ha detto Berlusconi sorridendo – Visto che dicono che sono un nano…».

Anche nell’aula del Senato il leader del Pdl ha citato il suo omologo del Pd, Walter Veltroni, ribadendo l’impegno al dialogo e confermando un primo incontro entro questa settimana. «Vorrei che si stabilisse una pratica di incontri continuativi» ha poi detto durante il suo intervento, precisando anche di essere favorevole alla creazione di uno statuto dell’opposizione, che nel regolamento del Senato, come aveva fatto notare sempre Morando, non è citata mai. «Condivido in pieno la proposta di Morando – ha detto Berlusconi -: la considero una proposta utile per il buon funzionamento delle istituzioni. E poi chi è oggi al governo potrebbe essere domani all’opposizione».

Poi, senza tornare ad elencare l’intero programma del suo esecutivo, Berlusconi ha spiegato di avere uno scopo: «Vogliamo cambiare l’Italia – ha detto -. Lo faremo pacificamente, nel libero dibattito democratico, guardando ai valori fondamentali della persona scolpiti nella Costituzione della Repubblica, nel rispetto intransigente dei diritti di ciascuno, ma lo faremo nella legalità e nel rispetto di tutti i poteri costituzionali. Ma lo faremo – ha aggiunto – nell’ottimismo, nello spirito di collaborazione con tutti coloro che mostrano buona volontà in un clima sereno. Lo faremo perché il Paese che amiamo ha il diritto di completare al meglio la lunga transizione che ha investito il suo sistema politico».

L’ex presidente Francesco Cossiga ha annunciato che voterà la fiducia al governo Berlusconi sferrando però alla fine della sua dichiarazione di voto in aula al Senato, un durissimo attacco al ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Voterò la fiducia al suo governo, ed è la seconda volta che accade – ricorda il presidente emerito della Repubblica, rivolgendosi a Berlusconi – ma non intendo concedere la mia fiducia, né politica né morale, nei confronti del suo ministro dell’Interno. Il quale, forse per far dimenticare un passato nel quale, mentre io lottavo contro il terrorismo da ministro dell’Interno, ha militato nell’area di estrema sinistra non lontano dalla lotta armata, dice oggi cose intollerabili per me cristiano e inattuabili». «Mi auguro – ha chiosato il senatore a vita – che lei non gli dia ascolto».

Oltre a quello di Cossiga c’è stato anche un altro voto favorevole, un’uscita dall’Aula, un’astensione che conta come voto contrario e tre assenze: è questo il risultato che il governo Berlusconi raccoglie dal voto sulla fiducia espresso dai senatori a vita nell’aula di Palazzo Madama. I due sì arrivano da Giulio Andreotti e, come annunciato, da Francesco Cossiga. Carlo Azeglio Ciampi è uscito dall’Aula al momento del voto per non dare alla sua astensione alcuna valenza. Si è invece astenuto durante le procedure di voto Emilio Colombo e ciò, per il regolamento del Senato equivale a un voto contrario. Assenti nell’Aula di Palazzo Madama, infine, Oscar Luigi Scalfaro, Rita Levi Montalcini e Sergio Pininfarina.

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