Pinte di birra, aperitivi alcolici e sherry. Persino idromele. Non si tratta di una rivendita di liquori, madi “Harry Potter e il principe mezzosangue“, sesto film tratto dalla saga di J.K.Rowling.
Al botteghino, come da pronostico, il film sta andando benissimo e ha frantumato tutti i record di incasso, nonostante la crisi. Ma non mancano le polemiche, dovute al fatto che gli eroi di Hogwarts alzano un po’ troppo il gomito. Diverse, le scene incriminate, da Neville, un amico di Harry, che va in giro a distribuire aperitivi fino al protagonista che brinda con i professori. Non manca lo svenimento da birra del gigantesco professore Hagrid. Tutti, insomma, bevono di gusto e nessuno mostra una particolare predilezione per l’acqua.
Scene che riscuotono grandi risate nelle sale ma che non sono andate giù ai genitori, soprattutto a quelli inglesi. Nel Regno Unito, infatti, l’età minima per poter bere alcool è di 18 anni. Se si sta mangiando, la soglia scende a 16, proprio l’età del mago e dei suoi compagni. In una scena tra le più contestate, Harry, Ron ed Hermione bevono una “birraburro” in un pub (sarà una bevanda alcoolica?) ma non mangiano assolutamente nulla.
Per i genitori, «alcune sequenze danno un messaggio sbagliato». Un’opinione almeno in parte condivisa dalla giornalista Tata Parker-Pope, che dopo essersi dichiarata perplessa per le reazioni di ilarità scatenate dalle sbronze tra il pubblico ha sottolineato come il filmo possa «essere l’occasione per aprire un dibattito con i figli sull’effetto dell’alcol».
In Italia, in ogni caso, sembra esserci poco da ridere. I recenti fatti di Villardora e le stime dell’Istituto Superiore di Sanità che danno il consumo di alcool in forte ascesa tra i giovani, infatti, fanno riflettere su un problema che assume contorni sempre più preoccupanti.